
Paolo Favini, direttore generale dell'Asst Lecco
Merate – Contrordine, la Psichiatria dell’ospedale di Merate non è definitivamente chiusa. Almeno a parole. A ritrattare in parte sulla serrata permanente del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura del San Leopoldo Mandic, è il direttore generale dell’Asst di Lecco Paolo Favini, a cui fa capo pure il presidio meratese, dove il reparto per pazienti che soffrono di malattie e disagi psichici è stato chiuso da ormai tre anni, sfruttando il pretesto della riorganizzazione imposta dalla pandemia da Covid.
Contrariamente a quanto annunciato a maggio, in concomitanza con la presentazione del nuovo primario del Dipartimento di salute mentale lecchese, il numero uno della sanità pubblica provinciale spiega: "Il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Merate è chiuso da oltre 3 anni per mancanza di dodici specialisti che siamo impegnati a reclutare; una volta avuto il numero necessario, allora valuteremo se sarà necessario riaprire, ed in quale misura, i posti letto o rafforzare al massimo i servizi territoriali".
A metterlo alle strette e stanarlo, costringendolo ad un ripensamento, quanto meno verbale, sono stati 18 operatori sanitari del settore, che hanno denunciato di essere "disgustati da una gestione incapace e pressapochista" e lo hanno accusato di essere il responsabile di "una struttura con l’acqua alla gola, che lavora in emergenza continua" e di "un clima di tensione", a discapito sia di chi nei servizi psichiatrici lavora, sia e soprattutto degli utenti e dei loro familiari, abbandonati a se stessi.
I problemi non riguardano infatti solo il reparto al momento soppresso del San Leopoldo Mandic, ma anche l’ambulatorio di Calolziocorte, il Cps di Lecco, gli ambulatori di Oggiono, Bellano, Introbio e del carcere di Pescarenico, le guardie notturne in reparto a Lecco e il Cps di Merate.
"La strategia dell’Asst di Lecco non prevede in alcun modo il ridimensionamento funzionale dell’offerta delle cure psichiatriche nel territorio Meratese e Casatese, ma anzi il suo recupero e potenziamento, attraverso il personale necessario, valutando la risposta più appropriata alle reali necessità espresse e non in base ai meri ritorni al ‘come eravamo’", assicura il direttore generale, giunto quasi al termine del suo mandato.