
Una protesta dei lavoratori dell'ospedale di Merate
Merate (Lecco) – «Forte preoccupazione e disappunto". La esprimono all’unanimità i sindaci dei 26 paesi di Meratese e Casatese. I primi cittadini sono preoccupati per la sorte dei pazienti dei servizi psichiatrici e dei loro familiari, rimasti orfani di specialisti che li assistano, a causa della serrata del reparto di Psichiatria all’ospedale di Merate e la pesante riduzione di tutti gli altri servizi territoriali di supporto e cura.
Nei giorni scorsi hanno chiamato a rapporto direttamente il direttore generale dell’Asst di Lecco Paolo Favini, a cui fa capo il San Leopoldo Mandic. Al posto del top manager della sanità provinciale, si è però presentato all’appuntamento solo il direttore socio sanitario Enrico Frisone, che, per conto del suo diretto superiore, ha tracciato un quadro desolante della situazione: mancano almeno 12 medici nel Dipartimento di Salute mentale di tutta l’Asst di Lecco, cioè almeno la metà di quanti dovrebbero essere, la Psichiatria dell’ospedale di Merate è appunto chiusa da anni, non si può nemmeno attivare un servizio di guardia attiva o di reperibilità di uno psichiatra che intervenga in caso di bisogno, i turni per i camici bianchi sono diventati insostenibili, il numero di pazienti assegnati ad ogni professionista è eccessivo e chi lavora nei centri psico sociali è in affanno, come tra l’altro hanno denunciato gli stessi operatori dei servizi psichiatrici.
Tutte le contromisure attuate non hanno sortito effetto, poiché nessuno vuole lavorare nell’Asst di Lecco. Per il dg tuttavia non è in atto alcun ridimensionamento, anzi: "Nessuna chiusura, né riduzione – assicura in una missiva affidata al suo direttore sociosanitario –, ma al contrario un potenziamento del servizio –. La medicina e il mondo evolvono e si modificano, presentando nuovi bisogni, nuove proposte e nuove strategie di risposta per uno sviluppo efficace e una corretta organizzazione dei servizi psichiatrici, soprattutto territoriali e, se necessario, anche ospedalieri".
Ai sindaci tuttavia le rassicurazioni non bastano e non sono neppure più disposti a tollerare di non essere mai informati delle decisioni che riguardano la sanità pubblica. "Esprimiamo forte disappunto, unito a grave preoccupazione, per le questioni che restano tuttora irrisolte", spiega per tutti i colleghi il portavoce Fabio Vergani di Imbersago.