ROBERTA RAMPINI
Cronaca

"Mio figlio in coma, voglio la verità"

La madre di Luca chiede giustizia a tre anni da una festa che gli ha cambiato la vita: "Non è più lo stesso"

NERVIANO (Milano)

di Roberta Rampini

"Alle 5.10 di tre anni fa si è fermato il mio respiro e l’ho trattenuto fino a quando non sei tornato da me, da noi. Insieme abbiamo imparato di nuovo a respirare, a camminare, a mangiare, a parlare, a vivere... perché la vita, nonostante la tanta fatica che abbiamo ancora davanti, è meravigliosa se vissuta accanto a chi ti ama". È il post di Chiara Taverna, mamma di Luca Castiglioni, 23 anni di Lainate.

Da tre anni cerca la verità. Da tre anni chiede di sapere cos’è successo nella notte tra il 26 e 27 luglio 2019, quando Luca finì in coma durante una festa di compleanno a casa di amici a Nerviano. In questi tre anni le indagini della Procura ("superficiali e incomplete"), gli appelli di Luca e della sua famiglia a chi era presente alla festa, "diteci cosa è successo", non hanno portato a nulla. Anche il processo che si è aperto a gennaio, davanti alla quinta sezione penale del Tribunale di Milano, nei confronti di Marius Tiba, 27enne di Parabiago, accusato di lesioni colpose, si è chiuso in quanto non c’erano i requisiti.

È stata la Procura stessa ad ammettere che non avrebbe potuto procedere per lesioni colpose. "L’istruttoria è ripartita con la modifica del capo d’imputazione, ma in questi mesi non abbiamo saputo nulla", dichiara l’avvocato Paola Padoan.

Mamma Chiara da tre anni, caparbia e indomita come solo una madre sa esserlo, non si arrende: "La buona notizia è Luca (che si era appena diplomato al Cannizzaro di Rho), ha trovato un lavoro come informatico in un’azienda di Legnano, ma la sua vita non è più la stessa, aveva il cranio sfondato, ha subito comunque un danno celebrale permanente, è stato in coma e ha fatto un lungo percorso di riabilitazione, ancora oggi soffre di stati d’ansia, fa fatica a fare tante cose, lui mi dice che è inutile sperare nella giustizia, ma io non mollo e non lo faccio per vendetta ma per sapere la verità – spiega la mamma –. Tante le cose assurde in questa vicenda, dalle versioni contradditorie degli amici che erano presenti alla festa al fatto che Luca non sia mai stato sentito dalla Procura. È vero che di quella notte ha pochi ricordi, ma probabilmente aiutato e con le domande giuste potrebbe ricordare qualcosa di utile alle indagini".

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, quella notte l’imputato avrebbe proposto a Luca di fare "il gioco della ruota", lo avrebbe preso per i fianchi, per fargli fare un giro su se stesso di 360 gradi, ma poi lo avrebbe spinto con troppa violenza facendogli sbattere la testa sul pavimento di marmo. Luca è stato trovato disteso a terra, privo di sensi. Gli amici hanno chiamato i soccorsi e Luca è stato trasportato in gravissime condizioni in ospedale. Ha dovuto lottare per 40 giorni tra la vita e la morte in terapia intensiva e fare una lunga riabilitazione.

"Anche la scorsa notte alle 5.10 mi sono svegliata di colpo – conclude la mamma – impossibile dimenticare quella telefonata, Luca nonostante tutto è un miracolato, ma questo non mi basta, voglio la verità".