DANIELE DE SALVO
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Cronaca

Cerchio della morte e jet schiantato, indagati pilota e 7 manager. Il pm: “Aereo non completo per quella manovra”. Cos’è il looping

Lecco, nel 2022 perse la vita un ex ufficiale della Raf.. “Volevano rispettare i tempi di consegna al Turkmenistan”. Leonardo: collaborazione, ma siamo efficienti

Lecco, 28 aprile 2025 –  Un looping proibito, un cerchio della morte che è costato la vita ad uno dei piloti. Quell’areo infatti non poteva volare in quel modo: gli apparati avionici non erano stati ancora completati e per questo il velivolo era sottoposto a limitazioni che sarebbero state tuttavia ignorate. Quando i piloti hanno effettuato il giro della morte, il jet decollato 45 minuti prima dall’aeroporto di Venegono e che fino a quel momento aveva risposto perfettamente ai comandi, è così andato in stallo. I due piloti sono riusciti a indirizzato lontano dai centri abitati prima di eiettarsi solo all’ultimo momento. L’M-346 si è trasformato in una palla di fuoco sul versante del monte Legnone. Il pilota inglese di 49 anni Dave Ashley si è schiantato anche lui senza possibilità di scampo contro la montagna: il suo paracadute d’emergenza non si è gonfiato abbastanza da attutirne la caduta, mentre Gianpaolo Goattin, top gun italiano che ora ha 55 anni e che era ai comandi del jet è rimasto miracolosamente appeso con la vela ad uno sperone di roccia. Era il 16 marzo 2022.

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Un disastro aereo, ma anche un infortunio mortale sul lavoro, che si sarebbe potuto evitare, almeno secondo quanto ritiene la Procura di Lecco, se solo fossero state rispettare le procedure, nella consegna dell’apparecchio al Turkmenistan, che ne aveva ordinati 6 esemplari. A distanza di 3 anni sono state chiuse le indagini su quanto accaduto: 8 gli indagati, il pilota italiano e sette manager della Divisione Velivoli di Leonardo, gioiello della Difesa e dell’industria aerospaziale italiana produttrice dell’M-346 caduto. Alla società viene contestata inoltre la responsabilità amministrativa. Al momento nessuno è stato rinviato a giudizio.

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“La causa ultima dell’incidente è stata una manovra di looping che ha comportato la perdita di controllo dell’aereo – spiega il procuratore capo di Lecco Ezio Domenico Basso –. A monte però, a nostro avviso, ci sarebbero una serie di lacune dovute al non ancora completo assemblaggio dell’aereo in vista della sua configurazione finale”.

A mancare o a non essere state messe a punto non erano componenti meccaniche, piuttosto i sistemi e gli apparati di navigazione. L’M 346, tra l’altro un modello destinato a equipaggiare le Frecce tricolori, inoltre non era pronto per essere utilizzato per l’addestramento del pilota inglese da parte del collega italiano in modo che poi a sua volta formasse i piloti turkmeni, come invece successo. “Si è anticipata la fase della formazione su un aereo non ancora idoneo”, dice il procuratore capo. Il motivo? I tempi da rispettare per non pagare penali. Le indagini sono state lunghe e complesse, sotto il profilo tecnico e ingegneristico e anche quello giuridico: migliaia di dati delle scatole nere da analizzare, rottami da ispezionare, manuali e procedure da studiare, contratti da verificare. Determinante è stato l’aiuto del tenente colonnello dell’Aeronautica Filippo Zuffada, uno dei massimi esperti in materia. “Continueremo a garantire la massima collaborazione alle autorità competenti in linea con i principi etici che da sempre caratterizzano l’azienda – si limitano a commentare da Leonardo –. Il robusto sistema procedurale di Leonardo garantisce l’attuazione di stringenti processi di controllo in linea con i requisiti fissati dalle normative vigenti e con le migliori pratiche internazionali”.