DANIELE DE SALVO
Cronaca

Morto col parapendio, Antonio Angelini tradito dal maltempo: la vela s’è sgonfiata

Il comasco di 46 anni era un praticante esperto. S’ipotizza che la tragedia sia stata causata da un cambiamento meteo

Morto col parapendio. Nessun testimone. Tradito dal maltempo: la vela s’è sgonfiata

Antonio Angelini, 46 anni, comasco, era un praticante esperto. S’ipotizza che la tragedia sia stata causata da un cambiamento meteo.

Quando i soccorritori martedì sera lo hanno individuato e raggiunto, Antonio era già morto da alcune ore. Il suo corpo era avvolto nella vela colorata di arcobaleno del suo parapendio, alle pendici del Corno Birone, a monte di Valmadrera, sul versante opposto rispetto alla zona di lancio dal Monte Cornizzolo. Cosa sia successo lassù, nel cielo, non si sa, perché nessuno lo ha visto. L’unico che potrebbe raccontarlo sarebbe proprio lui, Antonio Angelini, il parapendista comasco di San Fermo della Battaglia di 46 anni compiuti martedì scorso, che però appunto è precipitato senza possibilità di scampo.

"Era una giornata delicata, c’erano diversi temporali locali nella zona", si limitano a constatare gli istruttori dell’Aero Club Monte Cornizzolo, la scuola dove Antonio aveva conseguito il brevetto di pilota da parapendio. Sono stati loro a lanciare l’allarme, dopo che nel pomeriggio i suoi due compagni di volo erano rientrati regolarmente al punto di atterraggio di Suello ma lui no e non rispondeva nemmeno al telefono. Forse lo ha sorpreso proprio un brusco cambiamento del tempo, che lo ha scaraventato contro una parete di roccia: la vela si è così sgonfiata senza più riuscire a sorreggerlo e lui si è schiantato al suolo da diversi metri di altezza senza possibilità di scampo. Di certo non era né imprudente, né sprovveduto. Inoltre aveva esperienza, volava da parecchio e conosceva bene le correnti, le termiche e i segreti del meteo di quel posto, oltre che le insidie e le asperità della geografia. Nell’aprile del 2023 era riuscito a compiere un atterraggio di emergenza nel centro storico di Castello di Rogeno, in mezzo all’abitato, per non planare nel lago dove avrebbe rischiato di annegare, una manovra estremamente complessa.

I primi a localizzare Antonio sono stati i Draghi lombardi dei vigili del fuoco, decollati in elicottero da Malpensa. Poi sono arrivati anche i soccorritori dell’eliambulanza di Areu di Como, tra cui un medico, che ne ha constatato e dichiarato formalmente il decesso. Una volta recuperata la salma, il feretro di Antonio è stato ricomposto nella camera mortuaria dell’ospedale di Lecco, dove la moglie lo ha dovuto ufficialmente riconoscere. I parapendisti della comunità del Parapendio club Scurbatt che gravitano attorno al Cornizzolo, a cui apparteneva anche Antonio, ora chiedono silenzio, rispetto e di evitare giudizi azzardati verso di lui e tutti i praticanti di parapendio.