Oggiono, 21 gennaio 2016 - Un negozio trasformato in moschea. Lo hanno scoperto gli agenti della polizia locale di Oggiono tra vicolo Sant’Agata e via Camillo Benso conte di Cavour, in pieno centro storico. Nei locali al piano terreno di una palazzina, accatastati come unità commerciali, i responsabili dell’associazione culturale «La Rosa» che li gestiscono hanno allestito una vera e propria sala di preghiera islamica, con tanto di tappeti rossi stesi a terra, arazzi affissi alle colonne e una nicchia o Mihrab ad indicare la direzione in cui si trova la Mecca. I ghisa hanno inoltre sorpreso almeno trenta persone inginocchiate. Secondo diversi testimoni tuttavia in occasione del Ramadan, il mese sacro dei musulmani, sarebbero molte di più, fino ad una settantina.
È stato lo stesso responsabile della struttura in qualche modo ad ammettere l’allestimento del luogo di culto abusivo: «Ci ha chiesto di non effettuare riprese fotografiche per non disturbare la concentrazione durante la preghiera dei presenti», si legge nella relazione stilata dai ghisa. Lui e gli altri avrebbero dimostrato anche un certo fastidio per l’ispezione a sorpresa, domandando se controlli del genere fossero stati svolti anche nella vicina chiesa. Ma anche i funzionari dell’Asl, durante una precedente verifica, hanno evidenziato che quegli ambienti sono destinati «a luogo di preghiera per soli uomini con orari definiti giornalmente». Non solo, hanno parlato di «sovraffollamento» e di «sgradevole odore dovuto presumibilmente al sovraffollamento e all’obbligo di stazionamento senza calzature nei momenti di preghiera», suggerendo di «garantire frequenti ricambi d’aria» e di garantire il rispetto di «una cubatura non inferiore ai quattro metri cubi per ogni potenziale utente». In seguito ai riscontri il responsabile dell’ufficio tecnico comunale Andrea Ferrigato ha firmato un’ordinanza di ripristino dei luoghi e denunciato quello che considera una abuso, perché il cambio di destinazione d’uso dell’area non risulta autorizzato.
Contro il provvedimento tuttavia si sono schierati non i referenti del centro culturale islamico, ma i titolari della società «Geim» di Lecco, a cui appartiene l’immobile, i quali hanno presentato ricorso ai giudici del Tar. Probabilmente anche per non perdere i clienti in affitto. Il sindaco Roberto Ferrari dal canto suo e a nome dell’Amministrazione ha intenzione di opporsi e di resistere in giudizio. «Le norme urbanistiche devono essere rispettate da tutti – spiega il borgomastro, che nell’aprile 2011 è stato vittima di un attentato incendiario e nella cassetta della posta ha trovato in proiettile, chiaro segnale intimidatorio, a quanto pare per una concessione edilizia negata a sette calabresi-. La mia non è una presa di posizione contro i musulmani, le regole valgono per tutti a tutti chiediamo e imponiamo che vengano ottemperate».