Olginate (Lecco) – Nulla è eterno. Nemmeno i laghi, che si ritirano, si prosciugano, si trasformano prima in fiumi, poi in torbiere, fino a scomparire. A provocare la secca totale del lago di Olginate, costituito dall’allargamento dell’Adda e che si sta trasformando in un fiume, non è però madre natura, nemmeno il cambiamento climatico, neppure la siccità. Se il lago di Olginate sta rischiando di scomparire dalle carte geografiche è solo colpa dell’uomo, che ne ha scavato il fondale per renderlo navigabile e ne ha rubato la sabbia pregiata per rivenderla di frodo, abbassandone il livello di una quarantina di centimetri nel giro di pochi anni.
«A seguito di alcuni lavori compiuti tra il 2003 e il 2010, il livello del lago ha subito un notevole abbassamento del livello idrico – racconta Alessandra Rota, presidente del Parco Adda Nord –. La conseguenza è duplice: da una parte ciò ha compromesso gli equilibri ecologici degli habitat esistenti; dall’altro, attraverso un processo di erosione regressiva, ha attaccato la sicurezza delle opere e dei manufatti vicini alle rive del lago".
Significa che con il lago rischiano di sparire pure specie animali e vegetali, anche rare. Potrebbero inoltre crollare un ponte e soprattutto una diga, costruita nel 1946 sia per per regolare durante le piene il deflusso delle acque del lago di Como ed evitare allagamenti sia per garantire l’irrigazione dei campi a valle, in pianura padana, durante i periodi di arsura. Se il lago di Olginate continuasse a ritirarsi come avvenuto finora la diga potrebbe cedere o comunque non servirebbe più a nulla e non ci sarebbe alcun modo di contenere né inondazioni né secche.
Per questo da Regione Lombardia sono stati stanziati 800mila euro per salvare e ripristinare il lago di Olginate, come chiedono da quattordici anni i volontari del Comitato Salviamo il lago di Olginate, che per primi hanno denunciato lo scempio ambientale compiuto. "L’obiettivo dell’intervento è recuperare, in due fasi, i livelli idraulici originali del lago e verificare l’effetto di stabilizzazione sui manufatti ammalorati dall’erosione dei sedimenti", spiega la presidente del Parco Adda Nord. Verrà realizzata una traversa fluviale a valle, poco oltre la foce, in corrispondenza del tratto terminale del lago, completando lo sbarramento artificiale che era stato realizzato in occasione del pasticciato intervento di navigabilità, fortunatamente mai portato a termine.
Nel corso di un primo step si costruirà una sorta di scogliera in massi ciclopici: "Ci attendiamo un innalzamento di venti centimetri", rivela Alessandra Rota. I lavori quindi verranno interrotti per un anno per monitorare l’evoluzione degli habitat naturali e le eventuali criticità. Successivamente si procederà con il secondo lotto di interventi, che consiste in un ulteriore innalzamento della traversa di altri 20-30 centimetri in modo da raggiungere, nel giro di un paio d’anni, il livello originario del lago, quello che c’era prima che l’uomo lo violentasse e depredasse.