Olginate (Lecco), 13 dicembre 2019 - Agenzia funebre con «inchino» al defunto boss della 'ndrangheta. Il «prefetto antimafia» di Lecco Michele Formiglio ha ordinato la serrata di una nuova agenzia di pompe funebri appena aperta a Olginate, intitolata a Carmine Nuccio Vrenna, sorvegliato speciale morto nel 2007 all'età di 52 anni, ritenuto un elemento di spicco di una cosca calabrese, figlio dello spietato Luigi soprannominato «U Zirru», storico capobastone crotonese scomparso 83enne nel 1992, che, tra l'altro, il 23 settembre 1973, ha ordinato l'eliminazione di due bambini piccoli figli di un rivale. A intitolare all'esponente di spicco della criminalità organizzata l'agenzia che si trova in via Professore Mario Redaelli, è stato il titolare Gianluca Balestrieri, lecchese di 49 anni, genero del del boss «figlio d'arte» del capo dei capi del clan Bonaventura - Vrenna, che tra l'altro al momento è affidato in prova agli assistenti sociali di Calolziocorte, dove abita, per non scontare una condanna in carcere per estorsione.
Dagli accertamenti è emerso, che «è verosimile il pericolo di infiltrazioni mafiose», come si legge nell'interdittiva antimafia firmata dal prefetto lecchese, che adesso deve essere notificata al proprietario dell'attività da parte dei funzionari dell'Amministrazione comunale olginatese, che devono recepire e attuare il provvedimento inoltrato dal palazzo di governo di corso Promessi sposi e quindi imporre di abbassare le saracinesche all'agenzia funebre. A certificare le possibile connivenze tra chi gestisce l'impresa funeraria, marito della figlia e della nipote ed appartenenti di spicco a pieno titolo con tanto di riti di affiliazione alla criminalità organizzata sono stati soprattutto gli investigatori del colonnello Claudio Arneodo, vicecomandante provinciale e comandante del Reparto operativo dei carabinieri lecchesi, che fa parte del pool antimafia della prefettura di cui fa parte pure un investigatore della Dia di Milano.
Durante le meticolose e puntuali verifiche sull'imprenditore, i suoi familiari diretti, i suoi parenti acquisiti per conto della moglie, i carabinieri si sono imbattuti in indagini su droga, contrabbando, spaccio, traffico internazionale di stupefacenti, reati fiscali, ricettazione, intimidazioni, furti, associazione a delinquere di stampo mafioso e appunto infanticidio, ma hanno anche evidenziato frequentazioni pericolose, amicizie ambigue e strani passaggi di denaro e societari. E' una delle prime volte che in provincia di Lecco si evidenziano e riscontrano possibili tentativi di infiltrazione da parte di appartenenti alla mala organizzata di elevato spessore criminale che non sono direttamente legati al pluriergastolano 72enne Franco Coco Trovato, storico boss della 'ndrangheta lombarda.
Si tratta della seconda interdittiva antimafia emessa dal prefetto Michele Formiglio nel giro di pochi giorni: settimana scorsa è stata la volta del centralissimo bar vista lago di piazza Mario Cermenati, perché, nonostante il cambio di nomi, quote, assetti e società, in una sorta di gioco delle tre carte, dall'istruttoria è emerso che tuttavia a gestire gli affari potrebbero essere sempre gli emissari dei Coco appunto, che in passato erano proprietari diretti del locale. Da quando lo scorso aprile si è insediato a capo dell'ufficio territoriale del governo di Lecco ha inoltre disposto, sempre per stroncare da subito possibili infiltrazioni mafiose, la serrata pure di una pizzeria di asporto a Oggiono, una sala giochi a Cernusco Lombardone, uno sfasciacarrozze a Lecco e una concessionaria di compravendita e noleggio auto.