
Tommaso Comito
Merate, 21 agosto 2016 - Il buonumore all’ospedale di Merate lo si serve al bar, con un cappuccino o un espresso macchiato. Perché un sorriso magari non cura, ma certamente aiuta a guarire. A dispensare un poco spensieratezza ci pensa Tommaso Comito, 52 anni di Sirtori, uno degli addetti di «Sirio», la caffetteria interna al San Leopoldo Mandic, da dove quotidianamente passano per una breve pausa o un momento di relax pazienti, medici, infermieri, operatori e tecnici sanitari, impiegati e manutentori, ma anche parenti e amici dei degenti, a cui lui regala vere e proprie opere d’arte in miniatura realizzate con la schiuma del latte di marocchini e moccaccini.
In una manciata di secondi trasforma la tazzina di caffè in un quadro. I colori della sua tavolozza sono la panna e il cacao, i pennelli un semplice stuzzicadenti e il cucchiaino con i quali dipinge tradizionali faccine o smile, buffi ritratti, foglie di ogni forma, cuori e cuoricini, cavallucci marini, orsetti, gattini e animaletti vari. All’occorrenza si improvvisa pure scultore, allestendo figure tridimensionali. «Mi piace regalare un poco di allegria a chi magari sta attraversando un momento di difficoltà per problemi di salute e a coloro che assistono le persone che soffrono – spiega -. In fondo basta poco per raddrizzare una giornata storta o per risollevare il morale». Ormai Tommi, come lo chiamano tutti, è diventato una vera celebrità, sia tra le corsie dei reparti sia tra coloro che si recano al presidio brianzolo per qualche esame, una visita o un consulto. È considerato una sorta Patch Adams, sebbene invece del camice bianco indossi il grembiule. La passione per i caffè artistici la coltiva da sempre, sin da quando da giovane ha frequentato una scuola alberghiera a Bellagio e poi ha lavorato in famosi hotel a 5 stelle o in bar di Desio e Arese, oppure ha gestito attività gastronomiche in proprio o prestato servizio in una pasticceria di Barzanò, prima di approdare lo scorso giugno al nosocomio brianzolo.
«Fondamentalmente sono un autodidatta, ho imparato osservando altri colleghi e rubando loro i trucchi del mestiere ma ho anche frequentato alcuni corsi specifici – racconta -. La vena artistica comunque è una dote di famiglia, mia moglie è una disegnatrice tessile e anche mia figlia 17enne disegna». Perché un caffé è un piacere, se oltre che buono non è anche bello che piacere è?