Paderno d'Adda (Lecco), 17 settembre 2018 - Progetti, offerte di finanziamento, tabelle allegate alle leggi e ai piani urbanistici. Ma di cantieri di costruzione, neppure l’ombra. Il paradosso dei ponti a rischio crollo della Lombardia sta tutto qui: burocrazia che si impegna, studia, controdeduce e poi lascia tutto sulla carta, come accaduto al ponte San Michele di Paderno: chiuso perché pericolante. La situazione del ponte sul Po di Casalmaggiore, interdetto al transito perché rischia il collasso: discussioni fra Regioni e Governo, soldi disponibili e ancora l’appalto da assegnare. In Brianza , invece, dove i ponti dell’intera Milano-Meda sono sorvegliati speciali, è l’intera autostrada che è caduta in un groviglio di competenze da cui è difficile uscire.
Il ponte San Michele tra Paderno d’Adda e Calusco avrebbe già dovuto essere sostituito da tempo con uno nuovo. Dagli anni ‘90 in poi sono stati presentati diversi progetti, che però sono sempre rimasti chiusi in un cassetto. C’è il progetto “de Miranda" dell’inizio degli anni ‘90, dal nome dell’architetto che lo ha disegnato, che prevedeva la costruzione di un nuovo cavalcavia accanto a quello esistente. Tra le opere della Legge obiettivo del 2001 era stato invece previsto un viadotto nella zona Bochetto di Villa d’Adda, inserito pure nel Piano territoriale di coordinamento provinciale ma lasciato sulla carta. Pure i vertici di Italcementi si erano offerti di finanziare completamente a proprie spese un nuovo ponte, senza tuttavia ricevere mai riscontri. Di un altro ponte, tra Colnago di Cornate e Suisio, si parla anche nel piano infrastrutturale per i trasporti in Lombardia.
«Eppure non è mai stato compiuto nulla di concreto – denuncia il sindaco di Paderno Renzo Rotta -. L’unico nuovo ponte sull’Adda è stato realizzato tra Calolziocorte e Olginate, troppo lontano per chi abita nella parte più a sud della provincia». Questa mattina, alla ripresa delle attività didattiche e lavorative, dopo un weekend di relativa calma, un esercito di quasi 60mila persone tra 23mila pendolari e 30mila automobilisti che fino a venerdì utilizzavano il San Michele, si ritrovano così a dover invadere le strade della Brianza e dell’Isola bergamasca per raggiungere il ponte di Brivio o di Trezzo e superare l’Adda verso la scuola, l’università o il lavoro: sulla cartina geografica sono appena una quindicina di chilometri di distanza, nella pratica significa almeno tre quarti d’ora di viaggio in più, sia all’andata sia al ritorno.