
La cerimonia ieri a Pagnona con i discendenti delle vittime
"Li abbiamo riportati a casa". Martino, Adriano, Giuseppe a Aldo dopo più di ottant’anni sono finalmente ritornati a casa, a Pagnona. Non fisicamente, perché i nazisti li hanno deportati e sterminati nei lager. Ma idealmente, nella memoria dei discendenti e di tutti coloro che, passando per Pagnona, si inciamperanno in quelle quattro pietre rivestite di ottone con incisi i loro nomi. Sono le quattro pietre posate ieri in onore di Giuseppe Martino Brumana, partigiano morto l’1 febbraio 1945 a 36 anni nel campo di concentramento di Flossemburg; Adriano Buttera fante sbandato ucciso il 30 novembre 1944 sempre Flossemburg all’età di 28 anni; Giuseppe Nazaro Losma, papà di quattro figli piccoli, assassinato il 6 dicembre 1944 a 36 anni a Hersbruck; e Aldo Felice Tagliaferri, partigiano della Fratelli Rosselli, trucidato la notte di Natale del 1944 a 46 anni pure lui a Hersbruck. "È come riportarli a casa, oltre che tenere viva la loro memoria e la memoria di coloro che hanno perso la liberà e la vita per per la nostra libertà", sono le parole di Martino Colombo, sindaco di Pagnona e nipote di nonno Martino. Alla cerimonia ha partecipato tutta Pagnona, perché non c’è famiglia che non abbia avuto un deportato dai nazifascisti.
"Con queste quattro pietre d’inciampo celebriamo anche il funerale che non hanno mai avuto – aggiunge Augusto Giuseppe Amanti, vicepresidente dell’Anpi della Valsassina, il custode della memoria di tutti i 402 valsassinesi internati e promotore dell’iniziativa –. Soprattutto però ci impegnano a combattere insieme ogni forma d’odio e intolleranza contro l’ingiustizia". "Pietre di un ponte tra il passato e il presente", sottolinea Angelo Pavone, presidente dell’Anpi valsassinese. "Non solo un ricordo del passato, ma un invito per un futuro migliore", gli fa eco Amos Tagliaferri, capogruppo degli Alpini. Presto torneranno a casa altri tre valsassinesi uccisi dai nazifascisti: Filippo Goretti, prigioniero politico di 18 anni Ballabio sterminato a Mautahusen per aver partecipato ad uno sciopero; il partigiano Gianfranco Lombardini, anche lui di Ballabio, morto non si sa nemmeno quando a Flossemburg a 20 anni; Matteo Adomoli di Esino Lario, che ha perso la vita in un sottocampo di Mauthausen il 12 febbraio del 1945 all’età di 21 anni.