Lecco, 24 novembre 2023 – Battute sessiste, “mano morta” e palpeggiate del capo all’operaia. Non è la trama di una commedia all'italiana anni '60. E' successo veramente, nel 2020. in un'azienda della provincia di Lecco. Lo ha accertato il giudice del tribunale di Lecco, che ha condannato il datore di lavoro a risarcire la sua dipendente con un indennizzo di 10mila euro per quanto ha suo malgrado subito.
Le dimissioni
L'impiegata, in seguito a quanto continuava a succedere in azienda, nel 2021 si è poi dimessa e ha chiesto aiuto ai sindacalisti e ai legali della Cisl interprovinciale di Monza e Lecco. Dal canto suo il datore di lavoro ha sempre negato tutto. Peggio: le ha pure negato la dovuta indennità sostitutiva del preavviso, sostenendo che le condotte attuate dal titolare “sarebbero avvenute a titolo personale e non potrebbero generare una responsabilità, contrattuale od extracontrattuale, del datore di lavoro”.
La sentenza
Di diverso avviso invece il giudice, che ha riscontrato “consistenti apprezzamenti a sfondo sessuale e comportamenti fisicamente molesti, quali ripetuti palpeggiamenti sui fianchi e sulle natiche”. Ha inoltre ritenuto che i fatti fossero rilevanti sotto il profilo della lesione del vincolo fiduciario e da valutare per il loro disvalore sociale, procedendo quindi alla condanna della società al pagamento del risarcimento del danno oltre che dell'indennità sostitutiva del preavviso e delle spese processuali.
La Cisl
“È una sentenza importante perché condanna le molestie riconoscendo l’aggravante della posizione di superiorità gerarchica dell'uomo nei confronti della propria dipendente - commenta Antonio Mastroberti, responsabile dell’ufficio vertenze Cisl Monza Brianza Lecco - Troppo spesso ci capitano casi di lavoratrici che subiscono atti o commenti a connotazione sessuale da datori di lavoro che approfittano della loro posizione di potere senza rispetto per la persona. Baci, carezze, commenti sgradevoli rappresentano una forma di violenza inaccettabile ma troppo spesso tollerata”.