LECCO – Una spumeggiante marea bianca di centinaia di pecore. E poi una decina di somari e asinelli ma anche diverse mucche con vitelli al seguito mentre i cani, al comando di un fischio, corrono avanti e indietro per indirizzare quello strano e solo all’apparenza disordinato quanto variegato esercito di animali.
Sembra la pagina di un romanzo o la scena di un cartone animato sulla piccola Heidi, con la sua pecorella preferita Fiocco e la capretta Banchina, il suo amico Peter, il nonno e il pigro San Bernardo Nebbia. Invece è lo spettacolo ormai sempre più raro della transumanza che, ieri mattina, è andato in scena per i vicoli e le strade dei rioni di Lecco, solitamente invasi da automobilisti impazienti che strombazzano con i clacson per aprirsi un varco nel traffico, non da pecore che belano assordanti e manzette che scuotono i campanacci al collo.
A dirigere lo spettacolo della natura e della tradizione è Andrea Galbusera, 36 anni, ultimo discendente di cinque generazioni di pastori che, proprio come i suoi animali che accompagna a cercare erba da brucare, vive tra gli alpeggi della Valsassina durante la bella stagione e in Brianza in autunno e inverno, quando in montagna fa troppo freddo e il foraggio non cresce più. Andrea ha imparato il mestiere sin da piccolo da suo papà Franco, che a sua volta lo ha imparato dallo zio che lo ha imparato dal nonno.
Fare il pastore, anzi essere pastore, è difficile: “Non esistono sabati, domeniche, Natale, Pasqua e feste comandate – racconta – Sono spesso lontano da casa, si dorme accampati all’aperto, alla meglio in roulotte”. Trovare pascoli è sempre più impegnativo, i dinieghi da parte degli agricoltori si moltiplicano, spesso gli animalisti lo accusano di essere un “assassino che macella gli agnellini“, la carne si vende poco e la lana rappresenta un costo per smaltirla perché in Italia non la compra più nessuno per filarla.
“Eppure a me questo mestiere piace, è il più bello del mondo, non saprei né vorrei fare altro”, prosegue Andrea, che guadagna quel che gli serve per campare, soprattutto dal latte. E poi c’è la soddisfazione “impagabile” dei bambini che sorridono, le persone che nemmeno conosce che lo salutano e le foto e i video dei passanti quasi fosse una star, quando con le sue pecore attraversa Lecco e tutti gli altri paesi.