DANIELE DE SALVO
Cronaca

Strage di pecore sul monte Barro, raccolti 15mila euro: un nuovo gregge per il pastore Mauro Farina

“Devono imparare a conoscermi, stare insieme, obbedire ai cani”, ha spiegato il 36enne, che è ancora molto scosso oltre che estremamente avvilito per quanto accaduto. I 500 capi uccisi rappresentavano la sua esistenza

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Il pastore Mauro Farina, proprietario del gregge avvelenato

Galbiate (Lecco), 3 ottobre 2024 – Mobilitazione generale per regalare un nuovo gregge a Mauro Farina, il pastore di 36 anni di Molteno a cui a fine mese sono morte quasi 500 tra pecore e capre.

Gli animali erano al pascolo sul monte Barro a Galbiate, durante la transumanza dalla Valsassina verso la Brianza. Sono state avvelenate, probabilmente di proposito. Come e con quale sostanza al momento però non si sa, come non si conosce chi sia l'eventuale autore della mattanza e nemmeno perché avrebbe commesso la strage, sebbene si sospetti una sorta di faida nella guerra per l'utilizzo dei pochi pascoli rimasti. In centinaia si sono mobilitati per dare una mano a Mauro e aiutarlo a comperare nuovi capi di bestiame per ricostituire il gregge.

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L’area dove sono state ritrovate capre e pecore senza vita al pascolo sul Monte Barro

Tramite una campagna di raccolta fondi sono stati già donati 15mila euro. Un benefattore ne ha regalati mille, altri 500 e tanti altri ancora cifre minori, ognuno secondo le proprie possibilità. La maggior parte dei donatori preferisce rimanere anonimo. Nuove pecore e nuove capre tuttavia sono solo l'inizio, perché non bastano a ricostituire un gregge.

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Devono imparare a conoscermi, stare insieme, obbedire ai cani da pastore”, spiega Mauro, che è ancora molto scosso oltre che estremamente avvilito per quanto accaduto, perché i capi uccisi rappresentavano la sua esistenza, per lui erano come animali domestici e per loro aveva rinunciato a un posto di lavoro sicuro in fabbrica. Con le pecore e le capre che sono state avvelenate produceva soprattutto latte per confezionare poi formaggi da vendere. Le destinava alla carne solo a fine vita. Si attendono intanto i risultati degli esami svolti dai veterinaria di Ats Brianza e dagli esperti dell'Istituto zooprofilattico di Sondrio incaricati delle analisi sulle carcasse degli animali, morti nel giorno di un paio d'ore uno dopo l'altro, tra spasmi e belati angoscianti, senza nessuna cura per provare a salvarli.