
Ferruccio Amonini è un vigile del fuoco volontario in congedo Mattina e sera dedica un pensiero ai tanti che non ce l’hanno fatta
Cinque anni. Tanti ne sono passati da quando è stato ricoverato per Covid. Ma lui non dimentica. Ferruccio Amonini, 61 anni, di Cernusco Lombardone, vigile del fuoco volontario del distaccamento di Merate in congedo, ogni mattina quando si sveglia e ogni sera prima di addormentarsi ricorda i 39 giorni trascorsi in ospedale in bilico tra la vita e la morte, il papà mancato a casa senza che lui potesse nemmeno dirgli addio, i compagni di stanza caduti come mosche, la paura di morire. Ma soprattutto ricorda i suoi angeli azzurri: medici, infermieri, oss, eroi silenziosi dimenticati che, oggi come allora, continuano a occuparsi di tutti i pazienti senza lasciare indietro nessuno. Quel ricordo, quel pensiero, ogni mattina e ogni sera, è come una preghiera di ringraziamento per loro e di suffragio per quanti non ci sono più perché, a differenza sua, sono stati divorati dal "drago bastardo", come lo chiama lui.
Era il 14 marzo 2020, un sabato di nebbia e umidità d’inverno più che di fine primavera, quando Amonini è stato ricoverato: la febbre alta, il fiato corto, gli occhi che bruciano. Covid, senza nemmeno bisogno di un medico per la diagnosi.
"Mi hanno trasferito subito nella Terapia intensiva della Pneumologia – racconta – È stato l’inizio di un incubo a occhi aperti, il peggiore degli incubi perché non finiva mai. Avevo sempre il casco della C-Pap o la mascherina per respirare, erano fastidiosissimi, mi impedivano di dormire. Due volte sono arrivato davanti alle porte di San Pietro. Ogni dieci nuovi ricoverati, ne morivano otto, una mattanza tutto intorno a me. Il 21 marzo poi la botta di mio papà Fiorenzo, 81 anni, morto a casa sempre per Covid, senza che abbia potuto salutarlo né stare accanto a mia mamma Pia e a mia sorella Ornella, malata di tumore. Un dramma nel dramma. Ero certo che sarebbe successo lo stesso anche a me".
Invece il fisico di Ferruccio ha resistito, le cure hanno sortito effetto, pian piano il respiro è tornato, le condizioni di salute sono migliorate. "Io ne sono guarito, non so come ma sono riuscito a sconfiggere quel drago bastardo – prosegue Ferruccio – Il buon Dio e mio papà hanno guardato giù e mi hanno protetto. E poi mi hanno salvato i miei angeli azzurri, che sorridevano sempre e mi rassicuravano, nonostante la paura che certamente provavano anche loro e la sofferenza che li circondava. Sono degli eroi ai quali sono immensamente grato e che ricordo ogni giorno. Viva la vita, viva loro e un pensiero anche a chi purtroppo è stato meno fortunato di me".
Daniele De Salvo