"Mai rischiare la vita per raccogliere un fungo". È il primo e più importante comandamento del perfetto fungaiolo secondo Paolo Vitali (nella foto), 83enne di Merate, guardia ecologica volontaria ed ex presidente della Riserva regionale del lago di Sartirana, che va a caccia di funghi in Alto Lario e in Valsassina da quando ha imparato a camminare. "Bisogna poi raccogliere solo i funghi che si conoscono con assoluta certezza – si raccomanda –. In caso di dubbi, ci si deve assoutamente rivolgere sempre agli esperti dell’Ispettorato Micologia dell’Ats. È il loro lavoro. Le specie velenose mortali sono poche, ma è sciocco correre inutili pericolosi per se stessi e per le persone con cui si condivido i funghi. Occorre inoltre cucinare i funghi in maniera adeguata: i chiodini ad esempio vanno cotti per almeno 12 minuti a pentola scoperta, perché sprigionano una tossina termolabile". Solo l’anno scorso in provincia di Lecco si sono registrati 2 casi di intossicazione da funghi, con il coinvolgimento di 6 persone, 8 casi in tutti i paesi della provincia di Monza e del Lecchese che fanno capo all’Ats della Brianza, per 12 persone intossicate. Meglio poi diffidare dalle leggende metropolitane: "Non è vero che i funghi eduli sono spugnosi sotto il cappello, mentre quelli velenosi hanno le lamelle". Per favorirne la ricrescita vanno riposti in sporte di vimini o in retine, non in sacchetti di plastica, in modo che le spore possano cadere a terra e germogliare. "Per raccoglierli senza daneggiarli vanno colti dalla base come se si svitasse una lampadina", è il consiglio dell’espero. Che aggiunge: "Per evitare piacevoli sorprese, come essere mori o punti da animali o insetti, suggerisco di sondare il terreno circostante con un bastone". D.D.S.
CronacaPochi velenosi. Ma raccogliere solo varietà note