
Sono al lavoro gli inquirenti di diverse Direzioni distrettuali antimafia italiane sul caso del treno stipato di 815 tonnellate di rifiuti intercettato allo scalo merci di Lecco a fine 2019 e diretto in Bulgaria. Il sospetto è che quell’immondizia puzzi di ‘ndrangheta. Oltre alle donne e agli uomini della Dda di Milano e di altre direzioni antimafia, stanno indagando gli investigatori bulgari, che nelle scorse settimana hanno arrestato il viceministro dell’Ambiente e delle Acque, il 56enne Krassimir Zhivkov, dopo aver già in precedenza ammanettato il ministro 55enne Neno Dimov, il primo accusato di voler trasformare il Paese balcanico nella discarica d’Europa, il secondo di aver assetato i residenti di Pernik, vicino a Sofia, autorizzando lo stoccaggio dell’immondizia italica in alcuni siti abusivi e non attrezzati a ridosso delle falde idriche. A rivelarlo è stata l’altro giorno il procuratore aggiunto di Milano Alessandra Dolci, ascoltata dai deputati della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali, la cosiddetta Commissione Ecomafie.
Il magistrato ha riferito della presenza nel settore dello smaltimento illecito di rifiuti anche in Lombardia di "soggetti calabresi contigui alla ‘ndrangheta" che avrebbero smaltito in maniera illegale in Calabria o appunto all’estero la spazzatura campana, solo formalmente inviata in Lombardia. Il pm ha citato inoltre proprio il sequestro alla stazione di Maggianico di 17 vagoni ferroviari pieni di scarti indifferenziati sebbene falsamente classificati sulle bolle di accompagnamento e si carico come plastica e gomma da riciclare. Si tratta di 582 balle di stoffa, stracci gommapiuma, tetrapak, imballaggi misti e chissà che altro ancora, probabilmente registrati come materiale già differenziato per pagare meno ed eludere i controlli. "La gestione transfrontaliera dei rifiuti è oggetto di indagini attualmente in corso su organizzazioni criminali di stampa mafioso, ma coperte da segreto istruttorio", ha chiarito il capo della Dda milanese Alessandra Dolci agli onorevoli di Montecitorio con cui si è collegata in teleconferenza, senza quindi aggiungere altri particolari.