
Si moltiplicano le sperimentazioni anti-coronavirus
Merate (Lecco), 26 aprile 2020 - Solitamente osservano lo spazio siderale per conoscere l’origine dell’universo e progettano dispositivi per rendere sempre più potenti i telescopi con cui scrutano il cosmo. Da qualche settimana alcuni ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica che lavorano all’osservatorio di Merate sono però alle prese per sviluppare congegni ai raggi Uv con cui sanificare l’aria e rendere inattivo il nuovo coronavirus. Con loro collaborano i colleghi della sede di Brera di Milano e di Padova e del Dipartimento di Fisiopatologia medico-chirurgica e trapianti dell’Università di Milano. Nelle cupole della specola di San Rocco sono stati già costruiti i primi prototipi di lampade sterilizzanti, come riportato in una pubblicazione a firma Valentina Gugliemo su "Media Inaf", il notiziario online degli scienziati dell’Inaf.
«Ci sembra particolarmente interessante l’idea che anche i raggi meno energetici, quelli emessi dal Sole e che non sono assorbiti dall’atmosfera, possano avere un effetto disinfettante, con importanti conseguenze epidemiologiche per gestire la cosiddetta "Fase 2" in ritorno dal lockdown – spiega Alessio Zanutta, tecnologo in servizio all’Inaf a Merate dove di solito si occupa della progettazione e realizzazione di dispositivi ottici e opto-meccanici nell’ambito della strumentazione di telescopi da terra -. Vogliamo proporre degli sterilizzatori per sanificare l’aria espirata dal paziente malato di Covid-19, utili alla disinfezione di ambienti piccoli, come un’ambulanza in cui gli operatori sanitari sono esposti ad un elevato rischio di contaminazione, oppure alle stanze d’ospedale". Si tratta di un filtro che andrebbe a sostituire quelli che vengono impiegati attualmente nelle terapie intensive, sulle lettighe, nelle mascherine di ossigeno o negli apparecchi di ventilazione. «Il paziente respira l’ossigeno e quando espira espelle aria contaminata – prosegue il tecnologo -. Ad ogni respiro, che è quasi uno al secondo, espelle circa mezzo litro di aria contaminata, quindi una quantità di gas contaminato importante, che va gestita e sterilizzata in modo efficace. Purtroppo studi di letteratura mostrano come ambienti chiusi promuovano la diffusione del virus, soprattutto negli ospedali dove non si può arieggiare molto".
I filtri per ora disponibili devono essere cambiati spesso e ciò costituisce un costo economico e anche ambientale enorme: "La nostra soluzione invece non necessita di sostituzioni, si basa su un dispositivo permanente che si autodisinfetta". Che disinfettare l’aria degli ambienti sia determinante lo dimostra quanto accaduto negli ospedali e nelle Rsa, divenuti epicecentro di focolai letali. "Ci stiamo muovendo anche per applicare la tecnologia di disinfezione Uv per sanificare oggetti di uso comune".