DANIELE DE SALVO
Cronaca

Barzio ricorda l’eccidio del 31 dicembre 1944: undici partigiani fucilati. Il ricordo del testimone

Carlo Canali, testimone a otto anni: “Eravamo in chiesa, ho sentito gli spari e non li ho mai dimenticati”. Erano della 55^ Brigata partigiana Fratelli Rosselli e avevano dai 20 ai 33 anni

Il momento del ricordo

Il momento del ricordo

Barzio (Lecco) – “Eravamo in chiesa e abbiamo sentito gli spari. Ta-ta-ta-ta. Erano proprio fortissimi”. Carlo quella domenica 31 dicembre ultimo giorno del 1944 era solo un bambino. Aveva appena 8 anni. Da allora di anni ne sono trascorsi 80 e Carlo Canali ora è un anziano, quasi 90enne. Però non si scorderà mai quel momento: era in chiesa, a Barzio, per la messa domenicale. Soprattutto non si scorderà mai quegli spari: “A un certo punto lì in chiesa abbiamo sentito i colpi. Ta-ta-ta-ta. Ma proprio fortissimo. “Saranno quelli là”, ho pensato”.

Quelli là erano gli 11 partigiani fucilati con colpi di mitraglia fuori dal cimitero di Barzio. Inutile l’intervento del parroco. Li avevano catturati la mattina prima durante un rastrellamento i fascisti dell’XI Brigata nera al Baitone della Pianca, tra Morterone e la Val Taleggio insieme ad altri 25 compagni, 36 in tutto.

Si chiamavano Carlo Battaglia, Giuseppe Esposto, Costantino Figini, Renzo Galli, Giancarlo Ganzinelli, Licinio Milocco, Mario Pallavicini, Giuseppe Pennati, Silvio Perotto, Leopoldo Scalcini e Remo Sordo. Avevano 33 anni il più anziano, 20 il più giovane. Erano originari di Milano, Ancona, Lecco, Calolziocorte, Forlì, Isola d’Istria, Monza, Cinisello Balsamo, Colico e Borgo Valsugana. Facevano parte della 55^ Brigata partigiana Fratelli Rosselli.

I loro cadaveri, dopo essere stati uccisi a tradimento perché avrebbero dovuto essere arrestati, spogliati, privati di tutti i segni di riconoscimento e poi sepolti un’unica fossa. Carlo è forse l’unico testimone ancora in vita di quell’eccidio. Un ricordo lacerante, che ha sempre custodito gelosamente, in un misto tra rispetto, pudore e vergogna, ma che l’altro giorno ha voluto condividere con quanti hanno partecipato alla commemorazione dei tragici eventi. “Ho sempre portato nel cuore quegli spari, ta-ta-ta-ta – le parole, commosse, di Carlo -. Povere persone. Dopo siamo tornati a casa, ma io ho sempre cercato di non dimenticare”. Altri 3 partigiani quel giorno vennero uccisi al cimitero di Maggio di Cremeno, mentre uno era stato ucciso durante l’operazione di rastrellamento. Gli altri superstiti sono stati deportati in Germania: di quasi tutti si sono perse le tracce.