
Non è più un cementificio. È un inceneritore, in mezzo ad una zona densamente abitata, quella dell’Isola Bergamasca e del...
Non è più un cementificio. È un inceneritore, in mezzo ad una zona densamente abitata, quella dell’Isola Bergamasca e del Meratese. È l’impianto di incenerimento dello stabilimento dell’Heidelberg Materials Italia Cementi di Calusco d’Adda, ex Italcementi. Mentre prima potevano essere bruciati massimo 30mila tonnellate di rifiuti non pericolosi e combustibili solidi all’anno, ora se ne possono bruciare più del triplo, fino a 110mila tonnellate. Coloro che abitano e lavorano lì attorno hanno paura per le conseguenze sulla salute.
I sindaci di diversi comuni del circondario, specialmente del Meratese, hanno cercato di opporsi e presentato due ricorsi, ma sono stati entrambi bocciati. Gli amministratori locali e gli attivisti di diverse associazioni però non si arrendono: vogliono uno studio epidemiologico indipendente, come annunciato durante un’assemblea pubblica che si è svolta nei giorni scorsi a Merate. "Noi sindaci siamo responsabili della salute dei nostri cittadini e i cementifici sono classificati come industrie insalubri di prima classe", spiega la situazione Matta Salvioni, primo cittadino di Merate, insieme ai colleghi di Robbiate, Verderio. Imbersago, Paderno d’Adda, Cornate d’Adda e Solza, uniti.
La proposta è quella di coinvolgere i tecnici di Ats per monitorare le ricadute, ma anche appunto di uno studio epidemiologico indipendente. Intanto giovedì a Sotto il Monte si svolgerà un secondo incontro per spiegare come si è arrivato lo stesso a trasformare un cementificio anche in un inceneritore, il quattordicesimo in Lombardia.
D.D.S.