
Gli investigatori della Finanza del Gruppo di Monza l’hanno scoperto
Robbiate (Lecco) – Un povero padre di famiglia in difficoltà, senza casa né lavoro, che aveva bisogno di soldi per mantenere e curare i figli piccoli. Ma era tutta una messinscena, per scucire a più riprese quasi 100mila a una generosa ottantenne romana. Secondo i magistrati monzesi e gli investigatori della Finanza del Gruppo di Monza con l’ausilio dei colleghi della Tenenza di Cernusco Lombardone, che hanno svolto le indagini, a organizzare la truffa, mediante un falso profilo Facebook e WhatsApp sarebbe stato Abu, un 42enne del Bangladesh che vive a Robbiate, che con la moglie è proprietario di diversi internet point servizi di money trasfert tra Carnate, Olgiate Molgora e Osnago.
Associazione a delinquere finalizzata alla truffa, l’accusa per la quale è indagato a piede libero insieme ad altri 12 stranieri. Attraverso il profilo falso avrebbero convinto l’ottantenne a versare su tessere ricaricabili 93mila euro: 19 transazioni in tutto, alcune fino a 10mila euro a volta. La centrale operativa sarebbe il negozio di Carnate, dove, durante una perquisizione, è stato trovato uno zaino con 155 carte prepagate e 227 sim card telefoniche tutte riconducibili al raggiro. "Certamente il mio cliente è stato superficiale e pasticcione ma non credo sia in grado di gestire e organizzare una truffa del genere, perché lui non ha nemmeno un suo profilo Facebook personale e neppure sa utilizzare i social”, spiega però l’avvocato Antonio Crea, che difende il 42enne Abu, oltre ad alcuni altri coinvolti nell’inchiesta, cominciata dopo la denuncia da parte dei familiari della vittima, che per caso hanno letto le chat con il falso contatto.