D.D.S.
Cronaca

Merate: don Massimo, una vita in mezzo ai rom

Il sacerdote: "Ormai li abbiamo ghettizzati"

Don Massimo Mapelli

Merate, 22 giugno 2018 - Don Massimo Mapelli, 46 anni, prete originario di di Merate da 21, è stato uno dei primi in Italia ad occuparsi dei rom. Prima di inaugurare la Casa della carità di Milano nel 2004 per volere dell’allora cardinale Carlo Maria Martini e di diventare nel 2012 responsabile della Caritas della zona sesta, Mapelli, quando era ancora coadiutore a Paderno Dugnano (2002), ha cominciato a varcare i cancelli delle baraccopoli e delle aree dismesse invase da nomadi e migranti.

L’attenzione agli emarginati l’ha ereditata dal papà, il compianto Franceschino, che a Merate ha lasciato un segno indelebile. «In parrocchia fin da subito mi sono dovuto confrontare con i minori abbandonati e con le persone che hanno bisogno di una casa», racconta il sacerdote, che ha allestito il centro di accoglienza “Una casa per te” e le due cooperative “Ies” e “Madre terra” per l’inserimento lavorativo dei più deboli e che gestisce Libera masseria, un bene confiscato ai mafiosi, dove vengono organizzati campi di formazione e di incontro con i suoi ragazzi, attività per le quali nel 2013 ha ricevuto l’Ambrogino d’oro dall’amministrazione comunale.

«I bambini sono bambini e basta, compresi i bambini rom – racconta -. Con loro è possibile realizzare percorsi significativi, sebbene lenti e complessi. Oggi praticamente tutti i ragazzi rom arrivano alla terza media e con alcuni si riesce a impostare progetti che possano garantire un diverso stile di vita rispetto a quello da cui provengono e che possa offrire loro più chances per il futuro». Con gli adulti invece le difficoltà sono maggiori, compresi i Sinti italiani.

«A forza di emarginarli li abbiamo ghettizzati, ma ciò non può costituire un alibi per rinunciare – spiega -. Occorrono politiche di amplio respiro, in Italia siamo molto indietro su questo tema rispetto ad altri Paesi dove tra l’altro i numeri sono molto superiori». Per questo le dichiarazioni del ministero dell’Interno Matteo Salvini sulla necessità di censire i rom a suo avviso non giova: «Se soprattutto ai più giovani si lancia il messaggio che non sono voluti e che devono arrangiarsi per sopravvivere non credo sia un segnale verso l’integrazione».