Paderno d’Adda, 27 luglio 2024 – “In una sola riunione il vicepremier Matteo Salvini ha vanificato il lavoro di un decennio per rendere il ponte di Paderno d’Adda una delle meraviglie del mondo”.
A puntare il dito contro il ministro alla Infrastrutture, per aver infranto il sogno, coltivato a lungo, di inserire il San Michele tra i beni riconosciuti patrimonio dell’umanità, è Valter Motta, dal 2004 al 2014 sindaco di Paderno, presidente dell’associazione Habitat, “che – spiega – segue, o meglio forse seguiva, la candidatura Unesco del ponte San Michele”. Ufficialmente l’iter burocratico era cominciato nel 2017, ma già prima lui e tanti altri stavano lavorando per raggiungere un obiettivo che avrebbe dato un nuovo impulso turistico e culturale al paese e a tutto il circondario.
“La candidatura a sito Unesco del ponte di Paderno è stata cancellata da Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, con delega immagino alle candidature siti Unesco, in una riunione tenutasi in Regione Lombardia, alla presenza degli esponenti di Rfi, delle Province di Bergamo e Como, del nostro sindaco di Paderno Gianpaolo Torchio, mentre per Calusco era presente un delegato del sindaco – spiega e ricostruisce l’ex primo cittadino padernese – Al rappresentante di Calusco non è parso vero di sciogliere la convenzione sulla candidatura”.
Il riferimento è a Massimo Cocchi, assessore caluschese ai Lavori pubblici, che ha indicato la candidatura unesco del San Michele come “un ostacolo“. “Ma davvero qualcuno pensa che la candidatura Unesco fosse un insormontabile ostacolo per la realizzazione di una nuova interconnessione attraverso l’Adda? - chiede provocatoriamente Valter Motta -. Nessuno ha utilizzato la candidatura come pretesto per non realizzare le opere che servono. La tutela del territorio però è, e resta, prioritaria con o senza la candidatura Unesco”.
Con o senza candidatura, rimangono infatti sia i problemi paesaggistici e ambientali, sia di aumento del traffico dovuti al futuro nuovo ponte sull’Adda. E in più ora c’è il rischio di una crisi diplomatica con i partner tedeschi, francesi e portoghesi, perché il San Michele era candidato all’Unesco con altri grandi ponti ad arco in ferro europei, che ora potrebbero non essere più riconosciuti anch’essi patrimonio dell’umanità.