Segregata in casa e costretta a lavorare gratis e in nero. I suoi carcerieri e i suoi caporali sarebbero la sorella e il cognato, il marito di lei. Una donna di 40 anni del Kenya l’altra sera è stata soccorsa in strada a Merate dai sanitari di Areu. Piangeva e sul corpo presentava lividi ed ecchimosi, segni di un recente pestaggio. Ha raccontato di essere ospite dalla sorella e dal cognato. Quelli che dovevano essere una semplice visita dai familiari e qualche giorno di vacanza da loro, si sarebbero però trasformati in un carcere e l’appartamento dove è stata accolta è diventato la sua prigione: "Voglio tornare a casa mia, ma non mi lasciano andare via – il suo racconto -. Non posso nemmeno uscire. Mi obbligano a stare qui per lavorare per loro, senza pagarmi". La 40enne sarebbe riuscita a scappare durante una concitata discussione proprio con la sorella. Dopo essere stata soccorsa, è stata trasferita in ambulanza al Pronto soccorso dell’ospedale di Merate, per essere poi ricoverata in osservazione. Appena possibile verrà trasferita in un rifugio protetto, grazie anche alle volontarie di una associazione anti-violenza sulla donne. Di quanto successo e di quanto lei ha riferito sono stati informati i carabinieri della caserma di Merate. Le indagini sono in corso. La sorella e il cognato negano tutto e sostengono non sia vero nulla. Anzi, dicono il contrario: sarebbe stata lei, che normalmente sta a Milano, a presentarsi da loro per chiedere ospitalità e aiuto. Una convivenza, quella dei tre, che si sarebbe presto rivelata particolarmente difficile, per il suo carattere, perché si stava prolungando troppo e perché non avrebbe contribuito in alcun modo alle spese. La sorella e il cognato così alla fine l’avrebbero cacciata e messa alla porta. Di certo la 40enne è stata comunque aggredita ed ha avuto bisogno di assistenza sanitaria.
Daniele De Salvo