
L’ultraleggero precipitato nella mattinata di venerdì in Valtellina
Duecentonovantacinque nodi. Più di 546 chilometri all’ora rispetto al suolo. Il giorno prima dell’incidente, Alberto Porto, il pilota di 58 anni che venerdì mattina è precipitato alle porte della Valtellina, è riuscito a spingere il suo Risen Superveloce 916 a una velocità a cui nessun altro prima aveva mai spinto un ultraleggero. Quando un uccello lo ha di fatto abbattuto, stava cercando di replicare l’impresa ad alte prestazioni, anzi altissime, affinché gli ispettori della Federazione aeronautica internazionale potessero certificarle e omologarle.
Mentre giovedì era partito dall’aeroporto di Voghera – Rivanazzano e di primo pomeriggio, venerdì è decollato dall’aviosuperficie di Alzate Brianza e al mattino, alle 7.15. Con lui, in entrambi i voli, anche la sua co-pilta Saby, 43 anni, che è anche la sua compagna. Dopo il bird strike, Alberto e Saby hanno cercato di raggiungere la pista di Caiolo, la più vicina, ma poi hanno optato per azionare il paracadute a razzo perché Alberto non ci vedeva più, poiché ferito ad un occhio da una scheggia del canopy, il tettuccio del velivolo, e un atterraggio di emergenza alla cieca sarebbe stato un azzardo. "La procedura ha funzionato come da manuale – spiegano dalla Porto Aviation Group di Cremella, la società aeronautica che Alberto, ingegnere italo argentino, ha fondato –. Il velivolo è arrivato dolcemente a terra, adagiandosi sugli alberi in una zona collinare". Sebbene il Risen SV si sia cappottato, Alberto e Saby sono riusciti ad abbandonare da soli l’abitacolo dell’apparecchio, Saby pressoché al volto, Alberto invece con traumi al volto, tanto da essere poi operato d’urgenza.
"Ringrazio tutti i componenti del team della Porto Aviation che ha contributo alla realizzazione del mio sogno – sono le parole di Alberto – offrire agli aviatori di tutto il mondo un aereo unico e sicuro, che possa permettere a tutti i i piloti di apprezzare la magia del volo nel modo più sicuro". Con un Risen Alberto ha compiuto anche una traversata in solitaria di 11.205 km sopra.
Daniele De Salvo