Varenna, 4 novembre 2024 – Sindaco sì, ma prima di tutto credente. E con una missione: conoscere, e far conoscere, il poliedrico e profetico padre David Maria Turoldo, coscienza inquieta della Chiesa, come della politica e della cultura italiana del XX secolo, morto nel 1992 all’età di 75 anni.
Mauro Manzoni, il 44enne sindaco al secondo mandato di Varenna, paesino di 670 abitanti sul ramo lecchese del lago di Como che si sta spopolando a causa dell’overtourism che lo ha trasformato in un albergo diffuso per ricchi ospiti stranieri, ne studia la vita, il pensiero e le opere dal 2002. Sulle poesie prima e sui suoi inni poi, si è laureato due volte.
Sindaco, perché ha deciso di studiare Scienze religiose?
“Dopo essermi diplomato alle Magistrali, ho subito cominciato a insegnare da supplente alle elementari, ma ho chiesto al vescovo, che mi ha concesso l’autorizzazione, di diventare docente di religione. Per svolgere al meglio il mio lavoro ho deciso di approfondire gli studi. Avrei potuto scegliere tra filosofia o teologia, però alla fine ho optato per Scienze religiose, più indicata per l’insegnamento e perché consente di approfondire diverse materie oltre a filosofia e teologia, come pedagogia, psicologia e diritto canonico”.
E così si è laureato due volte. Giusto?
“Sì, nel 2011 con una laurea quadriennale, nel 2023 la laurea magistrale. Mi hanno riconosciuto alcuni dei 40 esami che avevano già sostenuto, ma ho dovuto comunque superarne altri 20. Ci ho impiegato un po’: oltre a lavorare, sono diventato sindaco e il tempo per studiare non è stato molto”.
Come mai si è appassionato a David Maria Turoldo?
“Ho conosciuto la sua figura solo nel 2002, per il decennale della sua morte. Prima non sapevo nemmeno chi fosse. Ne sono rimasto folgorato. È grazie a lui se ora mi piace anche la poesia. Adesso ho quasi 200 titoli tra suoi scritti e studi su di lui, praticamente tutte le sue opere e quelle che lo riguardano. Per la prima tesi mi sono dedicato alle sue poesie, mentre per la seconda ai suoi inni mariani, che sono ancora poco conosciuti”.
Sindaco, lei crede in Dio?
“Certo”.
La fede ha influito sul suo impegno amministrativo e politico?
“Fin dalle medie sono stato attratto dalla politica, soprattutto nazionale, sebbene non mi sia mai iscritto ad alcun partito. Come sosteneva Dossetti, sono persuaso che ogni credente dovrebbe dedicare un periodo della propria vita alla comunità, secondo i talenti che ha ricevuto. Io ho ritenuto giusto impegnarmi nell’amministrazione comunale. Si tratta di una parte della mia vita, non di una vocazione di vita, come invece intendeva la politica La Pira”.
Si spieghi meglio.
“Non ho intenzione di fare il sindaco a vita. È fuori dalla mia concezione. Non per la stanchezza, perché fare il sindaco è davvero impegnativo, ma per lasciare spazio ad altri che abbiano idee e proposte diverse. Per questo sono contrario all’abolizione del limite dei mandati per i sindaci dei paesi più piccoli”.
E che farà quando non sarà più sindaco?
“Io sono contento del mio lavoro di professore di religione. Mi piace, continuerò a insegnare. E poi mi piacerebbe ricominciare a studiare. Mi manca questa dimensione, l’ho dovuta sacrificare per mancanza di tempo e di energie. Fare il sindaco di un piccolo comune richiede una grande abnegazione”.