Lecco, 27 novembre 2024 – Almeno settemila dosi di droga, per un giro d'affari di 250mila euro. Eroina soprattutto, da iniettarsi in vena con le siringe sporche e infette, come negli anni '70 e '80. E poi cocaina e hashish. Le loro piazze di spaccio erano i boschi della droga ai margini della Statale 36 tra Lecco, Valmadrera, Civate, Abbadia Lariana, Mandello, Galbiate e le stazioni ferroviarie di Lecco e Civate. Gli agenti dell'Antidroga della Mobile di Lecco hanno arrestato 5 spacciatori che hanno tra i 21 anni il più giovane e i 28 il più grande, tutti magrebini e irregolari. Il capo del gruppo era il piccolo: Minòr, con l'accento sulla o, il suo soprannome, che è anche il nome dell'operazione scattata tra la sera di giovedì e la mattina di martedì scorsi, al termine di un anno di indagini serrate, vecchia maniera, con pedinamenti e appostamenti, con attività ocp, osservazione, pedinamento e controllo, come dicono in gergo i poliziotti. All'appello manca un sesto spacciatore, su cui pende un mandato di cattura, che al momento è riuscito a scappare.
Lo spaccio
Tutti tipi violenti, sia con i clienti, specie chi non pagava, sia tra di loro, se qualcuno non stava al suo posti, hanno raccontato diversi testimoni che hanno riferito di machete, pistole, minacce, botte. Violenti e estremamente diffidenti: indossavano sempre passamontagna per non essere riconosciuti da nessuno. Se lo toglievano solo con i fedelissimi. Potevano inoltre contare su vedette per l'allarme e su cavallini per le consegne. Gli ordini su quantitativo e tipo di sostanza solo tramite telefono, anzi diversi telefoni per rendere ancora più difficile monitorarli. Poi lo spaccio, con un rapido passaggio di mano, delle dosi richieste, mai una di più, per non essere arrestati in caso di controlli. Dormivano nei boschi, ma anche a casa di tossicodipendenti o nei loro garage. Per gli investigatori non è stato affatto semplice identificarli e neppure scovarli. Da loro compravano italiani e stranieri, studenti e lavoratori, giovani e adulti, perché la droga non ha confini di età, né di nazione e nemmeno di professione.
Un fenomeno radicato
“Erano certi di restare impuniti – spiega il procuratore capo di Lecco Ezio Domenico Basso -. Agivano con spiccate modalità intimidatori e violente. Purtroppo per ogni spacciatori arrestato ci sono subito pronti altri a prenderne il posto perché la drofa è un fenomeno estremante radicato”. “Spacciavano nei boschi a ridosso della Statale 36, ma anche nei centri urbani, come vicino alla stazione di Lecco, che rappresenta una novità – sottolinea Simona De Luca, dirigente della Mobile, affiancata dal questore Stefania Marrazzo –. Abbiamo monitorato un migliaio di utenti, suddivisi in gruppi, con un numero di telefono di riferimento da contattare diverso per i componenti di ogni gruppo. Chi rispondeva al telefono per ricevere l'ordinazione delle droga era inoltre diverso da chi la consegnava e incassava i soldi. Erano tutti accorgimenti per rendere più complicati eventuali controlli”. Nonostante le precauzioni sono stati però arrestati tutti, meno uno. Durante la retata sono stati inoltre identificati altri due stranieri, uno subito rimpatriato, l'altro espulso, perché anche loro irregolari.