
Vedano al Lambro, una piazza per Claudio Cappelli
Barzanò (Lecco), 27 giugno 2018 – Un luogo della memoria, nel paese in cui ha abitato per anni, per ricordare Claudio Cappelli e ribadire un messaggio di pace e impegno per la convivenza, contro ogni violenza e contro la paura seminata dai fanatici del terrore. Il Comune monzese di Vedano al Lambro, di cui Cappelli era originario, ha intitolato nei giorni scorsi un piazza all’imprenditore lecchese ucciso nel luglio di due anni fa a Dacca, in Bangladesh, da un commando di estremisti islamici che si richiamavano all’Isis.
Il 45enne morto nella strage del ristorante Holey Artisan Bakery viveva a Barzanò con la famiglia ed era il genero di Vittore Beretta, patron del celebre e storico marchio di insaccati. Alla cerimonia ufficiale di inaugurazione di «Piazzetta Claudio Cappelli - Vittima innocente del terrorismo» ha partecipato il sindaco Giancarlo Aldeghi. La piazza è stata realizzata ex novo nel centro storico della cittadina alle porte di Monza, in uno spazio aperto creato a seguito di un piano di riqualificazione residenziale della zona dove un tempo sorgeva il vecchio oratorio femminile. L’area, oggetto di una serie di lavori per oltre 100mila euro, è composta da una parte alberata, che forma un piccolo giardino, e un camminamento protetto, arredati con panchine e affiancati da alcuni parcheggi.
A scoprire la targa con la dedica a Cappelli sono stati il console aggiunto del Bangladesh a Milano, Asad Akam Siam, e il sindaco di Vedano Renato Meregalli, che ha spiegato l’intitolazione della piazzetta come un momento «in cui la comunità si stringe intorno ai familiari di Claudio in un abbraccio ideale e sceglie di consegnare alle future generazioni un messaggio forte: non la paura del terrorismo, che colpisce indiscriminatamente tutti, ma la pace». «La possibilità di vivere in pace è ancora un cammino da tracciare: le persone passando da questo luogo potranno meditare sul fatto che essa è il frutto della giustizia e il risultato di un impegno costante», ha detto Meregalli, invitando a costruire «anche con tanta fatica percorsi e luoghi dove il comportamento civile non sia un segno di debolezza, ma possa essere un valore condiviso e un terreno fertile nel quale ogni persona possa sviluppare insieme agli altri le proprie potenzialità».