DANIELE DE SALVO
Cronaca

Moregallo, il cimitero dei sub. Tanti morti per ammirare le auto inabissate

Il sommozzatore milanese scomparso ieri è l’ultimo di una lunga serie

Marco Bordoni morto ieri durante un'immersione

Un cimitero di auto dove purtroppo si sono verificate tante tragedie. È il Moregallo, sponda occidentale del lago di Como, dove decine di sub, in qualsiasi stagione, si immergono per esplorare una distesa di rottami sommersi. Si tratta di decine e decine di vecchie carcasse, mezzi rubati, tra auto, furgoncini moto di cui ladri, rapinatori e ricettatori si sono disfatti gettandoli tra i flutti, riducendo quell’universo sommerso in una discarica.

Per i sommozzatori delle profondità estreme però non è uno sfasciacarrozze, è semmai una sorta di santuario dei subacquei dove almeno una volta devono scendere in pellegrinaggio. Attorno non c’è nient’altro da vedere: solo qualche spaccatura nella roccia a strapiombo che precipita verso l’ignoto, fango e alghe che ricoprono gli speroni e qualche pesce.

In tanti là sotto hanno perso la vita. L’ultimo è morto ieri, il giorno del suo 54esimo compleanno: Marco Bordoni, Bibbo per gli amici, sub di Cinisello Balsamo, amico e compagno di subacquea di Fabio Livio, il 41enne di Tavernerio morto nello stesso punto solo tre settimane prima.

Oppure Luigi Tognoli, 53enne di Seregno, morto nel giugno del 2015; il chirurgo triestino del San Gerardo di Monza Giuseppe Visintini nell’ottobre del 2010; il 49enne di Bresso Enrico Lazzaroni ad aprile 2010. E ancora prima: il 53enne di Rovagnate Salvatore Lodi nel marzo del 2008 o il 38enne di Sondrio Loris Pozzati. Molti altri hanno rischiato la stessa sorte, però ce l’hanno fatta, accusando magari embolie perché sono dovuti riemergere in fretta, senza rispettare i tempi della decompressione e finendo poi in camera iperbarica, ma almeno sono sopravvissuti, sebbene per miracolo, perché le profondità estreme raramente sono clementi. Oltre ai sommozzatori ci sono poi tanti ragazzi che hanno perso la vita alla roulette russa dei tuffi proibiti dalle gallerie del Moregallo, un salto di una decina di metri che trasforma l’acqua in cemento. L’ultimo, nell’estate del 2020, è stato un ragazzo ecuadoregno di 26 anni di Pioltello.