La conformazione geografica, certo, con una città stretta tra il lago e una catena ininterrotta di monti. E poi il bosco che si estende quasi fino in centro e i diversi fiumi e torrenti che attraversando i rioni. Ma la posizione sulla mappa, l’ambiente circostante e i corsi d’acqua da soli non bastano per consentire a Lecco di essere la città più naturale della Lombardia, in una regione dove i confini tra un paese e l’altro sembrano inesistenti perché palazzi, case, capannoni e strade si estendono senza soluzione di continuità. "È la natura, ma è la natura che abbiamo preservato", sottolinea Renata Zuffi (nella foto), assessore ad Ambiente, Trasporti e Mobilità di Lecco. "Rispetto a Como che guarda solo al lago, noi abbiamo una sorta di doppia vocazione, una per il lago, l’altra per la montagna – spiega l’assessore –. E poi abbiamo molti corsi d’acqua che attraversano la nostra città, che sono veri e proprio corridoi verdi e blu, lungo cui un tempo si sono sviluppate fabbriche che ora non ci sono più, mentre questi percorsi naturali sono rimasti e ancora rintracciabili, sebbene a volte nascosti". Tutto ciò ha contribuito e contribuisce a mantenere e salvaguardare la biodiversità con diverse specie: "Ad esempio a Lecco abbiamo la presenza del gambero di fiume, che popola il fiume Caldone. Quante città possono dire lo stesso?". Determinante poi appunto la scelta del consumo di suolo 0, dopo l’urbanizzazione selvaggia e la speculazione edilizia degli anni ‘80 e ‘90. "Se Lecco è la città più naturale della Lombardia e nella top ten italiana – aggiunge inoltre l’assessore – lo dobbiamo però anche ai nostri imprenditori, attenti alla sostenibilità sociale e ambientale delle loro aziende".
D.D.S.