DANIELE DE SALVO
Cronaca

Transumanza delle pecore a Lecco. "Il pastore, un mestiere per la vita"

Torna la migrazione delle greggi verso gli alpeggi, tutti sull’antico ponte Azzone Visconti. "È difficile, ma non cambierei"

Le pecore sull'antico ponte di pietra

Le pecore sull'antico ponte di pietra

Lecco - Quando ieri all’alba ha valicato il vecchio ponte Azzone Visconti ed è entrato a Lecco alla testa del suo esercito di tremila pecore è stato accolto in trionfo come un generale vittorioso. Nonostante l’ora mattutina ad attendere lui e il suo gregge c’erano molte persone in strada e ancora di più alle finestre dei palazzi, per godersi dall’alto quel fiume bianco in piena. "È incredibile, sembrava la Liberazione", racconta incredulo e divertito Andrea Galbusera, 32 anni di Pasturo, ultimo discendente di quattro generazioni di pastori. Nonostante il rito della transumanza sia antico come l’uomo e Lecco sia circondata da montagne e pascoli verdissimi, la tradizione della migrazione delle greggi sta infatti quasi scomparendo e ogni volta che con i suoi animali attraversa la città l’appuntamento diventa uno spettacolo della natura, sia per i bambini che raramente hanno occasione di vedere pecore, capre, pony, asini, vitelli, mucche e cani che obbediscono a comando tutti insieme, sia per i nonni, a cui pare di tornare agli anni lontani della gioventù. 

Migration

Da Lecco lo zoo viaggiante si è spostato a monte, in Val Boazzo, e nei prossimi giorni proseguirà verso Morterone, il paese più piccolo d’Italia, dove è già stata allestita una sorta di "nursery" per agnellini. Da lì, il viaggio proseguirà ancora per raggiungere infine gli altri alpeggi della Valsassina e della Val Brembana. Il prossimo autunno ricomincerà poi tutto da capo con la discesa in pianura per svernare nei prati della Brianza, il pellegrinaggio da un campo all’altro in cerca di erba e foraggio freschi e di nuovo il ritorno in montagna con l’arrivo della bella stagione. "Non è facile – ammette Andrea –. Si fatica tanto e si guadagna poco, anche se per chi sa accontentarsi è più che sufficiente per campare dignitosamente. Non esistono sabati, domeniche, festivi né vacanze. C’è da camminare parecchio e da adattarsi, spesso si dorme accampati all’aperto o in roulotte. La burocrazia tra permessi, affitto dei fondi e controlli non aiuta. Per me però è il lavoro più bello del mondo, non lo cambierei mai. Quando poi per strada gli automobilisti si fermano a scattarci foto, i bimbi ci ammirano incantanti, i più anziani ci raccontano della loro infanzia e i passanti ci chiedono di fare un selfie tutta la stanchezza scompare, perché la transumanza è una festa per tutti".