REDAZIONE LECCO

Tumore ovarico Manzoni in prima linea

L’ospedale di Lecco è il terzo per pazienti curati in Lombardia

L’ospedale di Lecco quasi come lo Ieo e l’Istituto nazionale dei tumori di Milano. L’Alessandro Manzoni è il terzo ospedale in Lombardia per numero di trattamenti di casi di tumore ovarico. Nel 2018 sono state curate 56 pazienti, meno solo che ai due importanti istituti oncologici che sono centro di riferimento nazionale. Nel 2020, a causa della pandemia, con la riduzione dell’attività clinica e anche degli interventi chirurgici, sono stati trattati invece 38 casi. Proprio per continuare ad assistere le pazienti nel modo più adeguato possibile anche durante l’emergenza sanitaria scatenata dal coronavirus, il reparto di Ginecologia e Ostetricia del nosocomio lecchese è diventata una sorta di "Casa delle donne". Il progetto è stato illustrato ieri, in occasione della Giornata mondiale del Tumore ovarico che colpisce una donna su 82. L’iniziativa è organizzata insieme alle volontarie dell’associazione Acto Lombardia, Alleanza contro il tumore ovarico, composta da pazienti che offrono informazione, prevenzione e sostegno ad altre pazienti. "L’idea della "Casa delle donne" è nata nel 2020, proprio durante il primo lockdown – spiega Alessia Sironi, presidente di Acto Lombardia -. Noi conosciamo bene le esigenze delle donne perché siamo tutte passate attraverso questa grave neoplasia. Ecco perché sappiamo che è necessario garantire un supporto a 360 gradi che va dalla nutrizione alla bellezza, fino all’attività fisica e all’aiuto psicologico". "Per la cura del tumore ovarico la chirurgia ha un ruolo determinante, motivo per cui le pazienti devono essere riferite in centri che fanno un elevato numero di questi interventi e che dispongono di una equipe composta da diversi specialisti", aggiunge Antonio Pellegrino, primario di Ginecologia e Ostetricia. "Non meno importanti sono le terapie mediche", specifica Antonio Ardizzoia, direttore di Oncologia. "Attualmente la genetica offre una grande opportunità per la diagnosi precoce e la terapia", sottolinea Cristina Riva, direttrice di Anatomia patologica. D.D.S.