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Lecco, uccise le tre figlie a coltellate: Edlira torna in semi libertà

La strage del 2014 nella casa di Chiuso

Simona, Keisi e Sidny uccise a coltellate

Simona, Keisi e Sidny uccise a coltellate

Lecco, 25 giugno 2019 - Edlira Copa è tornata a respirare aria di libertà, seppur parziale. La mamma di origini albanesi - che nel marzo 2014 uccise a coltellate le sue tre bimbe, nella loro casa al civico 87 di corso Bergamo, nel rione di Chiuso - ha terminato il proprio percorso riabilitativo nell’ex ospedale psichiatrico di Castiglione delle Stiviere e dal 1° giugno scorso si trova in semi libertà, ospite di una struttura protetta della provincia di Lecco.

Sono passati poco più di cinque anni da quella notte, tra l’8 e il 9 marzo 2014, quando in un raptus di follia Edlira uccise a coltellate Simona di tredici anni, Keisi di dieci e la piccola Sidny di soli tre tentando poi di togliersi la vita buttandosi dalla tromba delle scale, senza peraltro riuscirci grazie all’intervento di un carabiniere. La mamma di origini albanesi, che oggi ha quarantadue anni, era stata riconosciuta da una super perizia totalmente incapace di intendere e volere, e pertanto nemmeno condannabile per il triplice omicidio. «Le mie bambine non ci sono più». «Dove sono, Edla, sono partite? Sono in Albania?». «No, le ho uccise». Queste erano state le prime parole pronunciate da Edlira, la prima confessione di quell’orribile “mattanza” a una vicina a cui aveva suonato, di mattina presto, al campanello di casa. «Era una maschera di sangue, come in un film dell’orrore», ci aveva raccontato Nadia Valsecchi, ancora sconvolta. « Mi pare che avesse una maglietta con una grossa macchia di sangue davanti. Le mani erano insanguinate».

Nel primo confuso interrogatorio, nel Reparto di Rianimazione dell’ospedale di Lecco, Edlira aveva raccontato che «in Italia ci sono i mafiosi. L’ho fatto per evitare che le mie figlie finissero male». Edlira si era da poco separata dal marito, Bashkim Dobrushi, e per questo temeva che le sue figlie potessero patire a causa delle ristrettezze economiche. «Un ragionamento assurdo con una sua logica, folle sì, ma consequenziale - lo aveva definito l’allora procuratore Walter Mapelli, peraltro scomparso da poco -. Per contro l’efferatezza dell’accaduto e le stesse motivazioni senza senso sono un segnale di un grave problema mentale della donna ma questo ce lo dovranno dire gli esperti».