Poveri e senza casa. Ecco l’identikit dei giovani lecchesi. Gli under30 della provincia guadagnano mediamente 18mila euro lordi all’anno. Gli under20 meno di 10mila. Rispetto al 2023 il reddito è aumentato mediamente di un migliaio di euro all’anno, ma in proporzione non tanto quanto l’inflazione e il caro vita. Senza entrate sufficienti, diventa impossibile ottenere un mutuo. Su circa 5mila pratiche, di cui si sono occupati nell’anno appena concluso gli operatori del Caf Cgil, solo 265, poco più del 5%, riguardano la fascia tra i 20 e 30 anni. Difficile sistemarsi e lasciare l’abitazione di mamma e papà prima degli "enta", perché solo dopo si riesce a poter contare su uno stipendio da almeno 24mila euro. Per arrivare ai 28mila, invece, bisogna aspettare gli "anta". Non a caso sono proprio gli over30 e gli over40 a sottoscrivere più mutui. Non se la passano bene nemmeno i pensionati.
Superati i 70 il reddito medio torna ad abbassarsi sotto i 25mila, tra i 71 e gli 80 anni, e intorno ai 20mila per gli ultraottantenni. Eppure ci sono over70 che chiedono mutui al posto di figli e nipoti che non riescono a ottenerli. Se chi lavora fatica, figuriamoci chi un lavoro nemmeno lo ha. "È evidente che i lavoratori stiano continuando a perdere potere d’acquisto – commenta Diego Riva, segretario generale della Cgil lecchese –. Fino ai trent’anni è estremamente difficile essere autonomi, pensare di metter su famiglia, ottenere un mutuo per comperare casa". Secondo il sindacalista, i contratti nazionali collettivi fanno argine all’impoverimento generale, sebbene con l’autonomia differenziata regionale potrebbero sparire o essere rinegoziati al ribasso.
Daniele De Salvo