Lecco, 12 febbraio 2021 - È finita la latitanza di Paolo Valsecchi, il 60enne di Calolziocorte ritenuto il braccio armato e l’uomo di fiducia di compare Cosimo Vallelonga, che a 72 anni era diventato il nuovo boss della ‘ndrangheta lecchese a capo di un impero milionario fondato su rottami, usura e società cartiere. Il ricercato è stato arrestato ieri. Quando lunedì mattina all’alba è scattata la maxi retata antimafia degli agenti della Mobile e dei militari della Finanza su ordine dei magistrati della Dda di Milano, il calolziese non c’era, era riuscito a scampare alla cattura. Dell’imminente blitz non lo avrebbe avvisato nessuno, nonostante i timori di possibili soffiate: si trovava semplicemente per una pura coincidenza all’estero, in Marocco, probabilmente per uno dei suoi affari che lo portavano spesso oltre confine.
I suoi familiari non hanno collaborato in alcun modo con gli investigatori, che sono comunque riusciti a scoprire dove si trovasse e che la sua resa sarebbe stata solo questione di tempo. Sebbene inizialmente pare non volesse rientrare in Italia, sembra abbia poi compreso che non sarebbe riuscito a vivere a lungo da latitante. Giovedì è così tornato in patria di propria spontanea volontà senza bisogno di alcun mandato di cattura internazionale. Appena ha messo piede fuori dall’aereo atterrato a Malpensa è stato ammanettato e gli è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico illecito di rifiuti, estorsione e armi.
"Non ha opposto alcuna resistenza ed stato trasferito presso il carcere di Opera", spiegano i poliziotti e i finanziari allertati dai colleghi della Polizia di frontiera dell’imminente ritorno del ricercato. Ora all’appello non manca più nessuno, salvo possibili sviluppi nell’inchiesta. "È uomo di fiducia di Vallelonga – si legge negli atti giudiziari -. Con incombenze di autista personale oltre che incaricato della materiale esecuzione dei recuperi crediti che esegue anche attraverso modalità e metodologie mafiose, ovvero minacce e intimidazione, anche con armi da fuoco".