Barzago, 20 agosto 2024 – Un lampo cosmico, potentissimo, sprigionato dall’esplosione di una stella che collassa e diventa un buco nero. Nessuno prima di lei lo aveva mai osservato. A comprendere che si trattava proprio dell’energia lanciata attraverso l’universo da un astro che muore, tramite i dati raccolti da un satellite, è stata Maria Edvige Ravasio, ricercatrice di 31 anni di Barzago, candidata a diventare la nuova Stephen Hawking, perché la sua scoperta è eccezionale, tanto da meritare un annuncio degli scienziati della Nasa e di essere pubblicata sulla rivista Scienze, la più autorevole nel settore.
La scoperta
Maria Edvige ha infatti identificato una particolare caratteristica del lampo di raggi gamma conosciuto come Boat: una riga di emissione, dovuta forse all’annichilimento di materia e antimateria all’interno del getto del Grb, i gamma ray burst, dei flash dei raggi gamma, tra gli eventi più energetici, capaci di rilasciare in pochi istanti più energia di quanta possa emetterne il Sole nella sua intera vita. Era il 10 ottobre 2022: “Ero a casa mia, nei Paesi Bassi – è il suo racconto – Ho ricevuto un alert sul cellulare. Mi è venuta la pelle d’oca, stavo osservando qualcosa che nessuno aveva mai visto prima”.
Si è trattato di un peculiare picco di energia che ha raggiunto i 12 MeV, milioni di elettronvolt, quando per confronto, l’energia della luce visibile è solo di 2 o 3 elettronvolt.
La sorpresa
“Non mi aspettavo di trovare una riga di emissione in questi spettri, e quando mi sono resa conto che quello che stavo vedendo era reale e non un prodotto di qualche errore nell’analisi, è stato emozionante”, confida l’astrofisica, il cui studio, realizzato insieme ad altri giovani ricercatrici e ricercatori internazionali e pubblicato le scorse settimane su Scienze appunto, mostra che quel picco è la prima riga di emissione osservata in mezzo secolo di studi dei Grb.
“Non si era mai vista una riga di emissione, cioè un picco di energia concentrato a una specifica frequenza – spiega -. Eventi simili sono possibili quando il nucleo di una stella massiccia esaurisce il suo carburante, collassa e forma un buco nero che lancia due getti in direzioni opposte. I raggi gamma sono rilevabili soltanto quando uno dei getti punta direttamente verso la Terra”.
Gli studi
Maria Edvige da bambina non sognava di diventare astrofisica, nonostante le piacesse utilizzare il telescopio che le avevano regalato. La scintilla è scattata al liceo, il Vittorio Bachelet di Oggiono, grazie a una professoressa, severa ma molto brava a spiegare argomenti e concetti complicati come le leggi dell’universo.
Così ha cominciato a frequentare il planetario di Lecco, gestito dagli astrofili del gruppo Deep space di cui fa parte. Vicino a casa sua inoltre c’è l’osservatorio astronomico di Merate, i cui ricercatori le hanno consigliato il percorso da seguire. Prima ha conseguito la triennale in Fisica, poi la magistrale in Astrofisica alla Bicocca di Milano, quindi il dottorato proprio all’Osservatorio di Merate con una tesi ritenuta la migliore dagli scienziati della società astronomica italiana, il postdottorato e l’approdo alla Radboud University di Nimega.
E ora la sua scoperta annunciata a tutti i colleghi della comunità scientifica. Probabilmente non è che l’inizio di una grande carriera, già brillante come il flash cosmico che ha osservato, perché Maria Edvige è giovanissima e ha tutto l’universo davanti.