Monticello Brianza (Lecco) – C’è, ma è come se non esistesse. A distanza di quasi tre anni dalla sua nascita, non può inoltre nemmeno crescere. A bloccarne il funzionamento e lo sviluppo è la solita mala burocrazia italiana, con nuove leggi che contraddicono quelle vecchie. A essere sospesa in un limbo normativo è Monticello Green Hill, la prima comunità energetica rinnovabile della Brianza e tra le prime in Italia, fondata nel 2021. Ne fanno parte una dozzina di associati, che, tramite impianti fotovoltaici installati sui tetti delle loro abitazioni, vorrebbero condividere tra loro l’energia prodotta, circa 10 kw in tutto. Vorrebbero anche guadagnare qualcosina, con quella immessa in rete. E vorrebbero poter utilizzare parte degli incassi della vendita in rete dell’energia prodotta in più che non usano per finanziare progetti di welfare territoriale.
Perché è questo ciò che fanno gli appartenenti alle comunità energetiche rinnovabili, "il cui obiettivo - spiegano da Gse, Spa pubblica per la promozione e sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica - è fornire benefici ambientali, economici e sociali ai propri membri o soci e alle aree locali in cui opera, attraverso l’autoconsumo di energia rinnovabile". Vorrebbero appunto. Ma non possono.
«A causa delle ultime normative che smentiscono quella che ha istituito le comunità energetiche rinnovabili, gli impianti che abbiamo realizzato non possono essere messi in condivisione – sintetizza Renato Ornaghi, ceo di della monzese Energy Saving, presidente e promotore di Monticello Green Hill –. È fondamentalmente una sola questione di tempistiche, non di caratteristiche degli impianti".
In pratica hanno anticipato troppo i tempi e, invece che essere premiato come precursori, sono stati puniti: il danno e la beffa. Sulla questione il “papà“ della prima comunità energetica rinnovabile della Brianza ha interpellato Paolo Arrigoni, presidente della società Gse, che è ex sindaco di Calolziocorte ed ex senatore della Lega. Al momento però nulla è cambiato: gli impianti installati quindi funzionano, ma l’energia prodotta e non utilizzata non può essere scambiata tra gli appartenenti alla comunità energetica rinnovabile, che non riescono quindi nemmeno a beneficiare degli incentivi previsti.