La “Honolulu” del lago di Como è deserta. Una delle strade di accesso è chiusa da ormai un mese e non si sa quando riaprirà. In settimana si stima arrivi il 30% dei turisti in meno, durante i week end ancora di più. Se la provinciale della Valbrona, interrotta dal 24 aprile per frana, non riaprirà presto, la bella stagione sarà da buttare e si trasformerà in un incubo per gli operatori commerciali di Oliveto Lario, sulla sponda occidentale del ramo lecchese del Lario.
Con la Sp 46 off-limits sono tagliati fuori da Valbrona appunto, Asso, Canzo e gli altri paesi del Comasco da cui arrivano molti clienti. Sono spariti pure molti dei ciclisti e motociclisti del sabato e della domenica, rimasti orfani dei tornanti del passo del Ghisallo e del Pian del Tivano.
"Ne stiamo risentendo parecchio – conferma a nome di tutti i colleghi Mario Perrelli, 46 anni, che dal 2018 gestisce il bar Onnolulo, uno dei locali più rinomati di Oliveto -. Abbiamo perso il 30% del lavoro e degli incassi durante i feriali, nei fine settimana è molto peggio. Del resto non possiamo pretendere che le persone per un gelato, una colazione, un caffè, un aperitivo, compiano il giro dell’oca quando prima impiegavano solo 5 minuti a raggiungerci".
Il danno è doppio: "Abbiamo faticato parecchio per trovare collaboratori e ora dobbiamo giustamente garantire loro uno stipendio, non possiamo cacciarli". Perrelli e gli altri vorrebbero almeno avere qualche indicazione certa sulle tempistiche, che si stanno dilatando a dismisura. "Contro la natura non si più nulla, però nessuno ci dà informazioni", denuncia. Oliveto è una zona di confine tra le province di Lecco e di Como, sembra che tutti se ne siano dimenticati.
"Oliveto è un paese turistico di lago, è vero che rispetto al passato la stagione turistica si è allungata, ma abbiamo solo 120 giorni per riuscire a guadagnare a sufficienza anche per il resto dell’anno – prosegue – Maggio ormai è stato perso, l’inizio di giugno pure. Meno male che ci sono tanti stranieri che vengono sul lago di Como e che qui hanno case di villeggiatura – prosegue Mario -. Riusciamo a far quadrare i conti e tenere aperti solo grazie a loro. Ma per quanto ancora?".