Adilma Pereira Carneiro ha un profilo social, ma non ci sono né post né foto. Al momento, l’unica istantanea della diabolica brasiliana coincide con un fotogramma estrapolato dalla telecamera interna del negozio Mail Boxes gestito dal marito Fabio Ravasio. Sono le 19 del 9 agosto: l’uomo sta già pensando alle vacanze, ma non sa che ha un appuntamento con la morte organizzato dalla moglie. La quarantanovenne è in compagnia della figlia quattordicenne, parla col socio del compagno: indossa una canottiera bianca, ha i capelli raccolti in una coda e inforca un paio di occhiali.
Cosa ci fa lì? Ravasio le consegna una borsa piena di indumenti da portare a casa: quello è l’ultimo giorno di lavoro, il cinquantaduenne sta per chiudersi la cler alle spalle per andare in ferie fino a fine mese. Carneiro saluta, sale su una Bmw bianca e si allontana: col senno di poi, potrebbe essere andata a Magenta per controllare i movimenti del marito e rendersi conto di persona che non ci fossero ritardi. Sì, perché nel frattempo i complici si stavano già muovendo per mettere in scena il piano omicida: travolgere la bici di Ravasio con un’Opel Corsa nera, facendolo sembrare un incidente.
Nella sceneggiatura da thriller, la donna – madre di 9 figli (di cui gli ultimi due riconosciuti dal cinquantaduenne e quindi eredi diretti), titolare di una società di compravendita di immobili e con un passato che rimanda un precedente penale da narcos (fu coinvolta nel sequestro di 12 chili di coca) e un altro marito deceduto su cui ora si allungano macabre suggestioni – ha coinvolto attori improvvisati ma fidatissimi perché a lei legati da rapporti di parentela o da relazioni sentimentali vecchie e nuove.
Tra i fermati, figurano: il figlio Igor Benedito, 25 anni, a cui è stato affidato il compito più delicato, quello di conducente della macchina assassina; l’amante Massimo Ferretti, titolare di un bar e trait d’union tra pali e operativi; l’ex compagno Marcello Trifone, piazzato sull’auto come passeggero; il futuro genero Fabio Lavezzo, 31 anni, da quattro mesi fidanzato di un’altra figlia di Adilma e sistemato a un incrocio per segnalare il passaggio della mountain bike.
Le confessioni di Lavezzo e Piazza tratteggiano la determinazione della sudamericana, che negli incontri preparatori non fa mistero del suo obiettivo: sbarazzarsi del marito per impossessarsi delle sue proprietà, stimate in 3 milioni di euro. Pensa a tutto: l’investimento; il punto in cui provocare l’impatto; il luogo in cui nascondere la Corsa col parabrezza sfondato; le parole da riferire agli investigatori; gli appelli da vedova inconsolabile. Lacrime di coccodrillo smascherate dalle intercettazioni, che la scoprono impegnata a verificare se i complici abbiano rispettato le consegne: “Per il momento non dici niente...”, ordina a Trifone. Per poi interrogarlo: “Tu avevi i guanti?”. “Guidava Igor e i guanti li aveva lui”, risponde l’altro. “Ma la porta del passeggero l’hai toccata?”, incalza lei, per poi fulminare l’interlocutore: “Adesso non dici niente”.