
Fabrizio e Mario Premoli, fratelli agricoltori (StudioSally)
Albairate (Milano), 7 agosto 2015 - «Il futuro dell’agricoltura locale? Viene dall’oriente e da una tradizione millenaria». Lo assicura Giovanni Bezze, di professione consulente finanziario, che ha inaugurato ieri con i suoi collaboratori la prima coltivazione di bambù gigante della Grande Milano. Perché proprio il bambù? Chi ha studiato questa pianta la considera una vera e proprio capolavoro del mondo vegetale, a tutti i livelli: «Assorbe gli agenti inquinanti dall’aria dieci volte più di un normale bosco, ha circa 1500 usi in campo industriale e, in oriente, viene chiamata acciaio verde per la sua resistenza meccanica simile a quella del calcestruzzo con un peso dieci volte minore». In due parole: un investimento. I primi a crederci sono stati i fratelli Premoli, agricoltori locali che hanno creato una sinergia con il consorzio italiano del bambù. Nel loro campo di quattro ettari alle porte di Albairate sono state già messe le piante madri che nel giro di cinque anni entreranno in piena produzione anticipando il mercato italiano di questa nuova coltivazione.
Giovanni Bezze ha assicurato che, nonostante si parli di una graminacea, sono state prese tutte le precauzioni per evitare il diffondersi del bambù fuori dal perimetro del terreno: «I fossi perimetrali alti cinquanta centimetri sono studiati per controllare la coltivazione. Il bambù rappresenta una vera e propria svolta a livello italiano verso coltivazioni bio-ecosostenibili. In Emilia, dove la gente ha ancora paura del terremoto e vengono richieste sempre più case in legno, non è pensabile abbattere intere foreste che per ricrescere impiegherebbero decenni. Il bambù ci mette tre anni a svilupparsi e produce circa 40 tonnellate l’anno di materiale per ettaro. Sono numeri incredibili». Si sono dimostrati entusiasti della nuova coltivazione anche il responsabile locale di Coldiretti, Enzo Locatelli, e il sindaco di Albairate, Giovanni Pioltini: «Le premesse sono molte buone – ha spiegato Pioltini –. Si tratta di un’innovazione assoluta tra le colture che, in futuro, potrà garantire anche degli sbocchi occupazionali per chi vive sul territorio». Dello stesso avviso anche Locatelli: «In un momento in cui investire nell’agricoltura è un rischio fa piacere che si sviluppino rami innovativi che dovrebbero portare vantaggi a medio e lungo termine per il territorio».
Presente all’inaugurazione anche una rappresentante della Camera di Commercio di Malta, che ha già dimostrato l’intenzione di investire sul bambù gigante attraverso piantagioni situate in Italia e in Romania. Nel Belpaese ci sono circa 500 ettari coltivati a bambù. Un caso unico in Europa. Si tratta di una coltura tutta in espansione sul mercato del vecchio continente che fino ad oggi si è sempre rifornito di questo legno importandolo dall’oriente. In Italia questo genere di coltivazione si è già diffusa in Puglia, in Emilia e perfino in Val d’Aosta. Il consorzio sta cercando agricoltori disposti ad entrare in società per estendere ancora di più la produzione. Per questi coltivatori che strizzano l’occhio al mondo dell’imprenditoria innovativa sono già stati pensati programmi di formazione specifica.