
Gabriele Soave col figlio Alessandro
Parabiago (Milano), 1 marzo 2016 - Alessandro era il suo unico figlio. Lo chiamava scherzosamente “il mio capo”, anche se il prodigarsi per lui non era certo dettato da ordini o doveri, ma solo dall’amore di essere padre. Per vent’anni, dal giorno di quel terribile incidente stradale a Canegrate, lo aveva accudito direttamente in casa, attraverso cure continue e sacrifici. Era sempre al suo capezzale, forse sperando ogni giorno in un suo miracoloso risveglio. Ora Gabriele Soave, 65 anni ed un tempo carrozziere, è rimasto completamente solo. Il suo Alessandro è deceduto da dieci giorni: aveva 40 anni, 20 dei quali passati in stato vegetativo. La moglie Flavia è invece morta cinque anni fa a causa di un tumore. «Sono rimasto solo - dice Gabriele -. Sento la sua mancanza, pur sapendo che dopo tanti anni di sofferenze, mio figlio ha ora finalmente trovato la pace e la serenità».
Una storia triste, ma anche carica di tanti sentimenti e valori, quella di questa famiglia di Canegrate trasferitasi poi a Parabiago in una casa in via San Giorgio: qui tutto era stato allestito ad hoc per far fronte alle tante esigenze sanitarie e fisioterapiche di un ragazzo in coma che si era fatto, anno dopo anno, un uomo. Una storia che ora non può e non deve finire nell’oblio.
«Sono stati giorni di partecipazione e di condoglianze - ha detto Giulia Daglia, presidente del “Nomadi fans club, le vie del vento” -, ma ora non facciamo in modo che tutto venga dimenticato. L’idea che vogliamo lanciare alle amministrazioni comunali di Parabiago e Canegrate è quella di sostenere un concerto in ricordo di Alessandro per far sentire a Gabriele che c’è chi gli vuole essere vicino». Un accorato appello, quindi, a non dimenticare un “guerriero” che per vent’anni non ha voluto cedere alla morte nonostante le sue difficili condizioni di vita. Ma anche un concerto per stringersi in un abbraccio ideale attorno a questo padre che con quel suo encomiabile amore ha suscitato tanta commozione e cordoglio anche in Gigi Buffon della Juventus e nei Nomadi, la squadra del cuore e la band preferita di Alessandro.