CHRISTIAN SORMANI
CHRISTIAN SORMANI
Cronaca

Allarme per la riapertura del Polo Baraggia: nasce il comitato "No Discarica"

Si torna agli anni '90 a Cerro contro il nemico di sempre. Ecco cosa potrebbe accadere

Il Polo Baraggia

Il Polo Baraggia

Cerro Maggiore (Milano), 17 marzo 2025 - Negli ultimi giorni è passata quasi inosservata una notizia di grande impatto per il territorio di Cerro Maggiore: l’imminente riapertura del Polo Baraggia, un’area tristemente nota per aver ospitato la discarica cerrese, ora al centro di un nuovo progetto. L’intervento prevede il riempimento della cava dismessa con materiali contenenti sostanze inquinanti compatibili solo con siti a destinazione industriale e commerciale, il tutto presentato come un’operazione di “riqualificazione ambientale”. “Di fatto, si tratterebbe della riapertura della discarica – spiega il neonato gruppo “No Discarica”, nome evocativo che riporta alla memoria la lunga battaglia condotta negli anni ’90 dai cittadini cerresi, riuniti nel Comitato anti-discarica, per ottenere la chiusura definitiva del sito . Storicamente è stato fatto percorso fatto di manifestazioni, presidi e denunce, fino alla firma dell’Accordo di Programma del 1999 con la Regione, che sanciva lo stop definitivo ai conferimenti di rifiuti, limitando l’utilizzo dell’area alla sola ricezione di terra e rocce di scavo. A distanza di oltre vent’anni, molti degli interventi di recupero ambientale previsti dall’accordo sono rimasti sulla carta e ora la gestione dell’area, passata dalla società Simec a Ecoceresc e infine a Renna Srl, si appresta a un nuovo capitolo controverso”. Il progetto attuale, presentato dal Comune di Cerro Maggiore, affida a Renna Srl il compito di procedere a un “recupero ambientale” che solleva più di un dubbio. Il piano prevede il conferimento, per i prossimi dieci anni, di 2,1 milioni di metri cubi di materiali contenenti metalli pesanti come arsenico, cadmio, piombo, mercurio, cromo esavalente e nichel, oltre a idrocarburi, solventi industriali, diossine e PCB. Sostanze altamente inquinanti che, secondo una sentenza del Consiglio di Stato, verrebbero stoccate in un’area pericolosamente vicina alla falda acquifera. “A destare ulteriore preoccupazione è la modalità dei controlli previsti dall’amministrazione, che si limiteranno a verificare il peso dei materiali conferiti senza alcuna analisi sulla loro reale composizione e livello di contaminazione. In pratica, si tratterà di un controllo puramente burocratico, basato solo sui documenti e senza ispezioni dirette, con il rischio che materiali non conformi possano essere sversati senza alcuna responsabilità per il gestore e gli enti coinvolti” Il progetto prevede inoltre un recupero morfologico dell’area con la piantumazione di verde, seguito dalla costruzione di un parco fotovoltaico privato che non porterà alcun beneficio economico alla comunità. Il tutto, però, solo al termine del decennio di conferimenti previsti. Il timore è che questo intervento possa tradursi in un nuovo, grave danno ambientale e sanitario per il territorio. A preoccupare non è solo la gestione del sito, ma anche il precedente che potrebbe essere creato: un interesse privato che prevale su quello collettivo, senza reali garanzie per la salute dei cittadini. Dopo la chiusura della discarica, tra il 2002 e il 2006, si registrarono condanne per peculato, riciclaggio e corruzione, con capitali sequestrati all’estero. Per evitare un nuovo epilogo disastroso, il Comitato No Discarica chiede con forza l’annullamento del progetto e un vero recupero ambientale, che non preveda il conferimento di nuovi materiali. “In nome di chi negli anni ’90 si è battuto per la chiusura della discarica, i cittadini chiedono di far sentire la propria voce contro un progetto che, sotto il nome di “riqualificazione ambientale”, rischia di riportare in vita una discarica che ha segnato la storia del territorio. Se ritieni che l’area abbia già pagato un prezzo troppo alto e che la salute pubblica venga prima di ogni altra cosa, firma la petizione e diffondila il più possibile. È il momento di agire”.