Legnano (Milano), 4 novembre 2017 - Sono passati esattamente quaranta anni e gli studi televisivi più grandi e moderni di Italia sono adesso desolatamente vuoti, abbandonati, in vendita, come un’industria che non produce più, nemmeno più uno di quei sogni, tanti, che stravolsero l’immaginario televisivo e non solo degli italiani. Ricavati in un ex capannone di una ditta metalmeccanica in via per Busto Arsizio 15, al confine con Castellanza e il Varesotto, gli studi di Antenna 3 a Legnano, nell’Altomilanese, da cui uscirono trasmissioni capaci di riscrivere il linguaggio della tv commerciale tricolore, e alla fine di tutta la televisione, coprivano un’area di ben 6mila metri quadrati: solo il mitico studio 1 era capace di contenere qualcosa come 1.200 persone, in pratica un reality ante litteram.
Tutto era pronto in quel 3 novembre del 1977 per la rivoluzione del piccolo schermo, e così andò. Renzo Villa con la collaborazione dell’amico Enzo Tortora, entravano nella storia della televisione italiana, trasmettendo a colori ed entrando nell’immaginario collettivo per programmi che ancora adesso rimangono ben noti al grande pubblico come «La bustarella», «Il Bingoo» ed il «Pomofiore». Poi spazio a quelli che diventarono i grandi comici del panorama nazionale nella trasmissione il Guazzabuglio, con Teo Teocoli, Giorgio Faletti e Massimo Boldi. Ma da quegli studi passarono in tanti: I Gufi, Cochi e Renato, Guido Nicheli, Giucas Casella,Walter Chiari. Ma solo per citarne alcuni. C’erano i sex symbol, come Anna Maria Rizzoli, Pamela Prati e Carmen Russo, i cantanti noti Bobby Solo, Rita Pavone, Teddy Reno e Renato Rascel, le star musicali del momento, come Donatella Rettore, e le future glorie della tivù nazionale, come Milly Carlucci. A curare le regie Cino Tortorella e Beppe Recchia. Dentro quel capannone c’era la fabbrica della creatività televisiva. In anticipo di anni. Un esempio? Telebigino, una trasmissione pomeridiana di 3 ore condotta da Roberto Vecchioni, cantante e prof di greco, che aiutava i ragazzi nelle materie letterarie.
«Eravamo una famiglia» ricorda Franco Palumbo, operatore televisivo che ha lavorato ad Antenna 3 dodici anni, sempre dietro le telecamere: «La televisione italiana deve tutto ad Antenna 3. Da qui sono passati gli autori televisivi più importanti, i personaggi, le produzioni, i tanti cabarettisti: adesso pensare ai capannoni abbandonati e lasciati lì a marcire fa davvero tristezza». E i ricordi scivolano via come su un nastro ampex: «Enzo Gatta era un regista incredibile e si deve moltissimo a lui, come a Beppe Recchia, poi approdato al Drive In su Mediaset». La rete è fallita ufficialmente nel 1987, per poi essere rilevata da Espansione Tv per la cifra di 7 miliardi di lire. L’inizio di un declino: con gli studi semivuoti affittati per produzioni tv di Rai e Mediaset. La tv nel 2004 viene acquisita dal gruppo televisivo Mediapason, lo stesso di Telelombardia. Nel 2008 l’abbandono definitivo degli storici studi legnanesi e il trasloco nel quartiere Bovisa di Milano, dove le trasmissioni vanno avanti. A Legnano, invece, tutto questo è storia. Lo ricorda una mostra allo Spazio Eventi di Palazzo Pirelli a Milano, visitabile fino al 30 novembre.