È a Casorezzo l’Eden delle api

Il paese del Milanese, primo in Italia, dà ospitalità all’insetto che affascinò Cocteau e Marco Aurelio. Perché la profezia di Einstein sulla loro scomparsa non si avveri di CAMILLA GARAVAGLIA

Il sindaco  di Casorezzo Pierluca Oldani  (a destra) e l’assessore  Gian Maurizio Gatti (Sally)

Il sindaco di Casorezzo Pierluca Oldani (a destra) e l’assessore Gian Maurizio Gatti (Sally)

Casorezzo (Milano), 11 aprile 2016 - «Se tutte le api scomparissero dalla faccia della terra, all’uomo resterebbero solo quattro anni di vita». Questo calcolo, attribuito al fisico Albert Einstein, è rimbalzato per la Terra – un po’ come aforisma, un po’ come avvertimento – fino a che qualcuno, a Casorezzo nel Milanese, non ha deciso di prenderlo sul serio. Fin dalle stanze del municipio. Da qualche mese, infatti, la Giunta guidata dal sindaco Pierluca Oldani ha compiuto il piccolo passo (che fa tutta la differenza) andando oltre la concessione di spazi ai cittadini per installare le proprie arnie per l’allevamento di api. Mentre altre Giunte illuminate provvedevano a concedere permessi ai cittadini per posizionare sul territorio comunale apiari autonomi, l’assessore casorezzese Maurizio Gatti era già al lavoro per la fondazione di un vero e proprio apiario municipale. Il primo in Italia. Un progetto semplice, passato dalla formazione dei cittadini interessati (circa quaranta) alla creazione delle arnie, partendo dal riconoscimento dell’apicoltura come «attività agricola d’interesse nazionale utile per la conservazione dell’ambiente naturale».

Non è tutto: a Casorezzo, in tre ristoranti aderenti (The President, Nonna Carlotta e le Boja), per tutto il mese di marzo sono stati proposti menu speciali ispirati all’apicoltura. Ovviamente, a base di miele. Nel frattempo, proprio sullo scadere di marzo, sono arrivate le protagoniste del progetto: più di diecimila api della specie Apis mellifera ligusta, autoctona italiana, sono state portate nelle 49 arnie comunali assieme alle loro regine. I 37 apicoltori aderenti, bardati di tutto punto con le protezioni apposite, le hanno accolte già con entusiasmo e affetto. «Si crea istantaneamente un legame tra gli apicoltori e le loro api – spiega l’assessore Maurizio Gatti –. Come ho detto durante i corsi le api vanno considerate alla stregua di animali domestici, non come produttori di miele da sfruttare. D’altronde, quando si decide di portare in casa un cane o un gatto, si è consapevoli del fatto che questi animali ci faranno spendere molti soldi in cibo, cure mediche e accessori e siamo disposti a farlo in cambio del loro affetto. Le api sono animali ancor più meravigliosi: provvedono da sole al proprio mantenimento, aiutano le piante a riprodursi con l’impollinazione e in cambio della nostra cura ci lasciano un dono unico, il loro miele».

di CAMILLA GARAVAGLIA