CHRISTIAN SORMANI
Cronaca

A dieci anni si rompe due vertebre giocando a calcio

L'episodio è successo nel Legnanese, durante una partita dei Pulcini: il bambino è rimasto ferito rischiando di rimanere paralizzato. La madre lancia un appello: "Serve più sicurezza"

Calcio giovanile

Legnano (Milano), 9 giugno 2016 - Un violento scontro di gioco durante una partita dei «Pulcini» e un bambino che ha rischiato di rimanere paralizzato. È la mamma del bimbo a lanciare l’allarme su quello che dovrebbe essere soltanto un gioco, ma che spesso e volentieri si trasforma invece in una sorta di ring, con bambini di 10 anni già completamente smaliziati e in grado di farsi e di far male. Succede spesso, specie nelle categorie che dovrebbero essere quelle più tutelate. La partita in questione era inserita in un torneo che si è giocato nel Varesotto e che vedeva, fra le altre squadre in campo, una formazione dell’Altomilanese. «Durante un contrasto di gioco l’avversario gli è caduto sulla schiena col ginocchio, provocandogli un trauma da schiacciamento con la frattura di due vertebre - ha spiegato la madre del bimbo, ancora molto provata dopo quanto accaduto -. Al momento dell’urto mio figlio ha lanciato un urlo agghiacciante e non si è rialzato subito. Io ho perso dieci anni di vita ed è stato davvero straziante vederlo in quello stato. Mio figlio è stato poi trasportato a braccia a bordo campo da parte del nostro allenatore». Qui iniziano i problemi che la mamma del bambino tiene a sottolineare aprendo un vero e proprio caso che potrebbe servire a cambiare le carte in tavola per quanto riguarda lo svolgimento di tornei e dei campionati di calcio giovanile: «Non esiste medico sociale, non ci sono gli infermieri e non c’è personale medico, nonostante siano interessati al torneo decine e decine di bambini, a volte anche troppo piccoli, fino a 5 anni. Per quanto riguarda mio figlio è stato fortunato perché, se la frattura avesse interessato la parte più alta della colonna vertebrale questo spostamento brusco avrebbe potuto aggravare il suo trauma. Bastava davvero poco per tenerlo tutta la vita paralizzato dopo uno scontro di gioco violento».

Il bambino è stato quindi ricoverato in ospedale d’urgenza e le sue condizioni sono sembrate piuttosto serie ai medici che hanno iniziato una serie di analisi. Alla fine gli è stata riscontrata una prognosi di trenta giorni. Dovrà adesso indossare un corsetto rigido e stare a riposo: «Poi i medici valuteranno come sta e se sarà migliorato. Intanto ha dovuto restare praticamente immobile per una serie di giorni, ma adesso sta fortunatamente bene. Da questa brutta avventura io adesso ci tengo a sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema che interessa molti genitori, oltre ovviamente a me in prima persona. In tutti i campi di gioco questo genere di scontri sono cose che possono succedere, ma allora mi chiedo perché non avere maggiori tutele, soprattutto per i bambini piccoli. Poi, se vogliamo vedere anche l’aspetto del gioco in se stesso: certi episodi fallosi così violenti forse si potrebbero evitare educando diversamente i piccoli atleti. C’è già troppa competizione e a farne le spese poi sono proprio i bambini».