Milano, 5 gennaio 2025 – Indagini a tutto campo sull'omicidio del 28enne trovato sabato sera 4 gennaio, poco dopo le 21, sul ciglio di una strada di campagna a Cisliano, nel Milanese.
Le ferite
Il giovane, dai primi accertamenti dei carabinieri, sarebbe stato ucciso da un solo colpo, ma dall'analisi della ferita alla testa non si è riusciti ancora a stabilire se inflitto con un punteruolo o un'arma da taglio o da fuoco. Sul corpo, inoltre, non c'è alcun segno di violenza o di colluttazione cosa che fa ipotizzare che il delitto, a differenza di quanto appreso in un primo momento, non sia legato a un regolamento di conti nel mondo della droga e non abbia a che vedere con l'assassinio del giorno di Santo Stefano avvenuto non molto lontano.
Una fotocopia della patente
A infittire il mistero c'è anche il fatto che a fianco del cadavere è stata rinvenuta una fotocopia della patente, che si presume sia appartenuta alla vittima che però era senza telefono e senza portafogli. Elemento che, assieme al fatto che il giovane è stato lasciato in un punto ben visibile, fa ipotizzare che l'omicida abbia voluto far ritrovare il cadavere.
Le immagini delle telecamere
In attesa dell'autopsia si stanno, tra l'altro, analizzando le immagini delle telecamere della zona per cercare di individuare in quali ambienti gravitasse la vittima, definita un 'fantasma’: di lui non c'è traccia nei terminali delle forze dell'ordine. Non risulta avere precedenti, né permesso di soggiorno, né il codice di fotosegnalazione e sarebbe stato controllato un paio di volte. Le indagini sono coordinate dal pm di Pavia Valeria Biscottini.
Il precedente
Appena dieci giorni fa, il giorno di Santo Stefano, il corpo senza vita di un pusher era stato trovato in una zona di campagna fra Pogliano Milanese, Vanzago e Arluno. Un mistero durato fino al 2 gennaio, quando a quel cadavere è stato un nome: Anas Khouja, trentunenne marocchino, arrestato un anno e mezzo fa dai carabinieri del Nucleo Radiomobile al termine di un inseguimento mozzafiato: già all’epoca, un decreto di fermo della Procura di Varese tratteggiava il profilo di un “esponente di spicco del traffico di droga nei boschi dell’area prealpina”. Una sorta di ras delle piazze del gigantesco market della droga che si è impossessato della Lombardia.