PAOLO GIROTTI
Cronaca

Processo Piazza pulita, seconda tranche. La palla può passare alla Corte Costituzionale

La procura di Busto Arsizio ha chiamato in causa la Consulta, con riferimento alla recente legge Nordio e alla cancellaazione del reato di abuso di ufficio. Pochi giorni fa sono diventate definitive le assoluzioni degli amministratori pubblici imputati nel primo filone

Augusto Barbera, presidente della Corte Costituzionale

Augusto Barbera, presidente della Corte Costituzionale

Legnano, 29 settembre – Nella seconda tranche del processo denominato “Piazza pulita” potrebbe entrare in scena anche la Corte Costituzionale: dopo la recente abrogazione dell’abuso di ufficio, infatti, questa settimana la Procura di Busto Arsizio, in occasione dell’udienza relativa al secondo filone dell’inchiesta che nel 2019 aveva investito i rappresentanti dell’Amministrazione comunale legnanese, ha deciso di chiamare in causa la Corte Costituzionale così come fatto dal Tribunale di Firenze solo pochi giorni fa.

In occasione dell’udienza di questa settimana le difese (nel secondo filone sono coinvolti sette imputati) hanno reiterato la richiesta di una sentenza predibattimentale di proscioglimento appoggiandosi proprio all’entrata in vigore della legge che elimina l’abuso d’ufficio dall’ordinamento: come tutta risposta la Procura, invece, ha puntato in alto e ha presentato un’istanza per la rimessione alla Consulta della questione di legittimità costituzionale in riferimento all’articolo 1 della cosiddetta legge Nordio.

Il Tribunale di Firenze solo pochi giorni prima aveva sollevato la prima questione di legittimità costituzionale dell’articolo 1 della legge Nordio e in quel caso i giudici avevano accolto l’istanza.

La prossima udienza

Il tribunale di Busto, invece, si esprimerà su questo tema in occasione dell’udienza fissata per il 21 ottobre. Va ricordato che solo pochi giorni è diventato ufficiale, una volta scaduti i termini, che la Procura Generale di Milano ha definitivamente rinunciato al ricorso in Cassazione: in questo modo è dunque diventata definitiva l’assoluzione in appello per l’ex sindaco di Legnano, Gianbattista Fratus, l’ex vice sindaco, Maurizio Cozzi e l’ex assessore alle Opere pubbliche, Chiara Lazzarini.

Fratus, eletto nell’estate del 2017, meno di due anni dopo – nel maggio del 2019 – era finito agli arresti domiciliari: stessa sorte per Chiara Lazzarini, mentre Maurizio Cozzi aveva dovuto sopportare anche un periodo di reclusione in carcere. I tre, in primo grado, erano stati tutti condannati per poi essere assolti in appello nel gennaio di quest’anno. A inizio settimana, a chiudere la vicenda, l’assoluzione è divenuta definitiva.