Varese, 18 gennaio 2025 – L’inquinamento atmosferico aumenta del 12% il rischio di Covid nelle aree urbane: lo dice una nuova ricerca condotta dal Centro ricerche in Epidemiologia e Medicina Preventiva dell’Università dell’Insubria. Lo studio evidenzia come l’esposizione a miscele di inquinanti atmosferici contribuisca ad aggravare il rischio di infezione, ospedalizzazione e mortalità legate al Covid. Sul numero di gennaio della rivista scientifica americana Epidemiology è stato pubblicato un articolo sulla ricerca, che ha analizzato l’intera popolazione adulta residente in provincia di Varese (709.864 persone) durante il 2020. I dati su cui si basa sono forniti dall’Osservatorio Epidemiologico di Regione Lombardia e dall’agenzia regionale Aria e dalla società Arianet per la modellizzazione degli inquinanti ambientali.
L’analisi
I ricercatori hanno osservato che nelle aree urbane ogni incremento di 3.5 µg/m³ nell’esposizione media annua al particolato atmosferico comporta un aumento del 12% nel tasso di infezione da Covid, del 18% nel rischio di ospedalizzazione e del 13% nei ricoveri in terapia intensiva. Lo studio estende il lavoro pubblicato nel 2022 sui residenti nella sola città di Varese, in cui era stato stimato un incremento del 5% nel rischio di trasmissione per ogni incremento di 1 µg/m3 nell’esposizione a particolato atmosferico fine. Sul territorio esiste un gradiente nord-sud di esposizione agli inquinanti: per questo le stime per la sola città di Varese non rappresentano le condizioni dell’intero territorio.
Dati oggettivi
"La novità inoltre è l’evidenza, per la prima volta in letteratura, di un effetto combinato tra diversi inquinanti atmosferici nel determinare il rischio di malattie trasmissibili, come il Covid-19”, spiega Giovanni Veronesi, professore di statistica medica dell’Insubria e primo autore della ricerca, insieme a Marco Ferrario e Francesco Gianfagna. Le nuove analisi hanno messo in luce come nelle aree urbane della provincia, principalmente localizzate tra Saronno, Busto Arsizio e Gallarate, quindi sostanzialmente il territorio dell’Alto Milanese, l’interazione tra particolato atmosferico e biossido di azoto (NO2) abbia prodotto un significativo incremento degli eventi sanitari legati alla pandemia, con un numero stimato di centinaia di infezioni, ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva aggiuntivi rispetto ad aree non urbane.