di Paolo Girotti
Sequestrati a seguito di indagini per mafia portate a compimento e poi assegnati a titolo gratuito a enti o associazioni per essere riutilizzati con una nuova funzione a sfondo sociale: tutto questo a patto che siano questi stessi interlocutori a farne espressa richiesta. È per questo motivo che il Comune di Legnano, così come era successo già in passato, si è mosso per tempo così da acquisire tre nuovi immobili e provando ad abbozzare anche un futuro utilizzo virtuoso. I tre immobili al centro dell’attenzione (la richiesta è stata ufficializzata in una delle ultime riunioni di giunta) hanno un valore complessivo di mercato che supera abbondantemente il mezzo milione di euro: l’immobile di maggior valore è con tutta probabilità l’appartamento in piazza Mocchetti che occupa ben nove locali per 226 metri quadri ai quali aggiungere poi un box. C’è poi un appartamento in via Locatelli comunque di notevoli dimensioni, ben sette locali e 132 metri quadri con un enorme box da 67 metri quadri, e infine un magazzino da 157 metri quadri in corso Garibaldi.
Il Comune, presentando l’offerta, ha anche dovuto indicare una destinazione di massima, ma va considerato che questi particolari hanno più la caratteristica di un obbligo al quale assolvere per ottenere l’assegnazione, mentre la reale destinazione sarà oggetto di un’analisi più dettagliata in futuro: detto questo, l’appartamento di via Locatelli potrebbe entrare nel contesto del co-housing, il locale di corso Garibaldi potrebbe essere utilizzato come magazzino per le associazioni e l’appartamento di piazza Mocchetti rinascere come centro psico-pedagogico dedicato alla gravidanza e maternità oppure ai giovani.
L’immobile sequestrato più noto tra quelli entrati fino a oggi tra le proprietà comunali è certamente la villa di via Pasubio, destinata a ospitare il centro antiviolenza e una casa di accoglienza per donne maltrattate: l’iter che porta all’assegnazione della gestione è ormai arrivato alle ultime fasi e al servizio saranno interessati la Fondazione Padri Somaschi e l’associazione Filo Rosa Auser, che dovranno fare riferimento al Comune in quanto capofila della rete antiviolenza Ticino Olona.