Martedì è stato il suo primo giorno di lavoro e già il numero di persone che lo stanno scegliendo come medico di famiglia sta aumentando. Non solo legnanesi, ma anche cittadini di San Vittore e Rescaldina. Oscar Roncaglia, legnanese di 57 anni, riceve nell’ambulatorio di via Lampugnano 6. È il secondo medico di medicina generale che ha preso servizio in città in ottobre. Al pari del collega ex cardiochirurgo Luigi Vittonati, Roncaglia ha lasciato l’ospedale per dedicarsi alla medicina territoriale.
"Per 25 anni ho lavorato in Multimedica: all’ospedale San Giuseppe di Milano e al Policlinico multispecialistico Irccs di Sesto San Giovanni. Mi sono occupato di chirurgia dell’apparato digerente ed endoscopia digestiva, di chirurgia generale, della tiroide e chirurgia d’urgenza, lavorando, per una scelta deliberata, anche per molti anni in Pronto soccorso. Ho effettuato interventi complessi in laparoscopia (chirurgia mininvasiva, ndr). Mi sono occupato dell’ambulatorio coloproctologico al San Giuseppe, oltre a dedicarmi alle indagini ecografiche. È stata una vita intensa, fatta di turni, reperibilità, emergenze, pendolarismo, sacrifici. Ora ho deciso di sviluppare un nuovo rapporto con le persone, abbracciando questa nuova avventura".
Autore di una decina di pubblicazioni, il professionista sottolinea una sostanziale differenza: "Il chirurgo vede il paziente il tempo dell’intervento e dei controlli. Il medico di medicina generale instaura una relazione continuativa con i suoi assistiti, diciamo per sempre. In ambulatorio vorrei dotarmi di un ecografo, a supporto diagnostico, così da poter indagare addome e tiroide. Creare un rapporto continuativo e di tipo clinico con i miei assistiti. Significa incontrarli fisicamente, ascoltare la loro storia personale e familiare, visitarli in modo completo, capire quali sono le terapie in corso, individuare le problematiche di salute, mettere in campo indagini, se necessarie, e poi fissare subito un appuntamento in ambulatorio per rivedersi e capire come tutto si sta evolvendo. Così si crea una relazione, uno scambio. Non voglio essere il medico che prescrive ricette e le lascia alla segretaria o che incontra persone che si sono autoprescritte gli esami. La medicina non funziona così. Mi interessa poi sviluppare rapporti proficui con gli specialisti ospedalieri: il coordinamento con il presidio è fondamentale. Non ultimo, penso sia fondamentale spingere sulla prevenzione".
Un cambio di vita non indifferente, il suo. "Ma ponderato. Oggi voglio un contatto nuovo con le persone, il territorio, un tempo da dedicare anche alle mie relazioni. Ho fatto anni in cui mi alzavo all’alba e tornavo di notte. Ora c’è un’altra frontiera della medicina da esplorare".